Friends, la sit-com per eccellenza
Un gruppo di amici, nella New York degli anni Novanta, passa le proprie giornate fra amori e problemi quotidiani. Da un’idea semplice nasce “Friends”, la sit-com per eccellenza
        
        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
Friends, la sit-com per eccellenza
Un gruppo di amici, nella New York degli anni Novanta, passa le proprie giornate fra amori e problemi quotidiani. Da un’idea semplice nasce “Friends”, la sit-com per eccellenza
        
                        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
Friends, la sit-com per eccellenza
Un gruppo di amici, nella New York degli anni Novanta, passa le proprie giornate fra amori e problemi quotidiani. Da un’idea semplice nasce “Friends”, la sit-com per eccellenza
        
                        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
Un gruppo di amici, nella New York degli anni Novanta, che passa le proprie giornate fra amori e problemi quotidiani mentre – seduti in una caffetteria – debbono affrontare il passaggio generazionale che accompagna dalla post adolescenza alla vita adulta. Un’idea semplice (e per questo vincente) che darà vita a un’icona. Quando però il 22 settembre 1994 va in onda il primo episodio di “Friends”, nessuno immagina che sarebbe divenuta la sit-com per eccellenza.
Lo spunto che fornisce l’idea di base alla show runner Martha Kauffmann è autobiografico. Dopo aver realizzato, insieme al socio David Crane, una serie di successo per Hbo dal titolo “Dream On”, Martha si è trasferita da New York a Los Angeles in cerca di un nuovo progetto. Ma le sue proposte sembrano non interessare le reti e lei sente di trovarsi a un punto morto. Mentre sta guidando lungo Beverly Boulevard nota un’insegna, quella dell’“Insomnia Cafè”, entra e vede il vecchio divano del bar, le file di lucine natalizie usate per decorare, gli scaffali pieni di libri mescolati. Viene assalita dalla nostalgia per la sua New York, per gli amici che lì ha lasciato e in un istante il puzzle si compone. “Friends” nasce praticamente in quel momento. Una serie corale, scritta con un linguaggio e uno stile che sia in linea con i tempi che si stanno vivendo. Una sorta di educazione sentimentale per la generazione che sta viaggiando verso il Duemila.
All’inizio la sit-com non raccoglie i favori della critica. Addirittura “Variety” la stronca bollandola come un prodotto che «alimenta la promiscuità e offre esempi di un’apertura mentale che confina con l’ottusità». La pensa diversamente il pubblico, che ne decreta invece il successo. All’epoca della prima messa in onda, fra i membri del cast, la sola Courtney Cox era in qualche modo famosa. Gli altri, da Jennifer Aniston a David Schwimmer, erano pressoché sconosciuti. “Friends” contribuirà a trasformarli in star, al punto che se all’inizio di questa avventura ognuno di loro guadagnava circa ventimila dollari a episodio, dopo dieci stagioni il compenso era divenuto di un milione. Nel tempo saranno decine le star che faranno a gara per comparire in un cameo della serie, consapevoli dell’incredibile ritorno mediatico che ciò garantiva ma anche, in un certo senso, perché divenuti fan loro stessi.
Il “Central Perk”, abituale luogo di ritrovo dei personaggi, diviene un po’ anche il nostro rifugio e le storie che si raccontano somigliano tanto alle nostre, anche se magari non siamo proprio a New York. Le vicende dei protagonisti accompagneranno gli spettatori in un percorso lungo dieci anni e ancora oggi – complice la reunion del cast avvenuta nel 2021 per uno speciale – continuano a conquistare le nuove generazioni. Con i genitori che guardano in streaming lo show insieme ai figli, per fargli capire che diventare adulti può non essere così complicato. E per cercare di comprenderlo anche noi che, alla fine, adulti non lo siamo mai divenuti davvero.
 
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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-             Tag: Evidenza, televisione
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