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George Lucas, una carriera stellare

Oggi – il giorno dopo la conquista della palma d’oro d’onore a Cannes – ci piace immaginare George Lucas mentre studia la prossima mossa

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George Lucas, una carriera stellare

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Oggi – il giorno dopo la conquista della palma d’oro d’onore a Cannes – ci piace immaginare George Lucas mentre studia la prossima mossa

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Oggi – il giorno dopo la conquista della palma d’oro d’onore a Cannes – ci piace immaginare George Lucas mentre studia la prossima mossa

Nel 1967, alla cerimonia di premiazione del National Student Film Festival, c’è un gruppo di persone in attesa della proclamazione del vincitore per il premio al miglior cortometraggio. Fra questi un ragazzo che ha presentato un suo lavoro dal titolo “Electronic Labyrinth: THX 1138 4EB”, un breve film che si svolge il 14 maggio 2187 e il cui protagonista – accusato di ‘atto sessuale’ – deve fuggire dalla prigione sotterranea in cui è recluso. L’autore è uno studente della University of Southern California Film School, curiosamente anch’egli nato il 14 maggio, ma del 1944. Il suo nome è George Lucas. Alla giuria quel lavoro piace, così il giovane ottiene il primo premio. In quel momento non lo sa ancora, ma ha appena scritto la pagina iniziale di una delle carriere più entusiasmanti nella storia del cinema.

Dopo aver frequentato un master alla Warner Bros (dove conosce un giovane Francis Ford Coppola), Lucas realizza nel 1971 il suo primo film: “L’uomo che fuggì dal futuro”, una rielaborazione long version del suo cortometraggio del 1967. La consacrazione arriverà due anni dopo con “American Graffiti”, un’opera fortemente autobiografica sulla gioventù degli anni Sessanta grazie alla quale ottiene un immediato successo e un discreto riscontro economico. Proprio grazie a questo denaro decide di realizzare una sua vecchia idea. Sin dai tempi dell’università aveva infatti iniziato a concepire un’opera di fantascienza, strutturata in più fasi, da realizzare tramite tecniche innovative e con approcci visivi rivoluzionari. Ne aveva anche parlato a quelli della Universal Pictures, quando l’avevano messo sotto contratto. Ma i responsabili della major cinematografica non ci avevano creduto abbastanza, preferendo una pellicola meno impegnativa come “American Graffiti”. Ora, dopo il primo grande successo, Lucas può finalmente provarci.

Scrive una storia ispirata da “Flash Gordon”, “Il pianeta delle scimmie” e “Dune”, per un totale di 500 pagine di sceneggiatura. Poi lavora sulle tecniche di ripresa, scegliendo di utilizzare cineprese computerizzate e aggiungendo centinaia di effetti speciali, per produrre qualcosa mai visto prima. Il risultato è “Star Wars” (“Guerre stellari”), film che non soltanto cambia e riscrive completamente il genere fantascientifico, ma apre la porta a tutta una serie di innovazioni tecniche che il cinema farà proprie negli anni seguenti. Il successo è planetario, dando il via a una saga che prosegue ancora oggi.

A questo punto Lucas dà vita a un’altra sua incarnazione: quella imprenditoriale. Tramite la Lucas Film da lui fondata nascono diverse società che controllano ogni aspetto legato alle sue produzioni: dai film ai giocattoli, dal merchandising ai teatri di posa. L’ex studente californiano diviene così uno dei magnati dell’industria di Hollywood. Tuttavia la sua vena creativa non si ferma: lancia la saga di “Indiana Jones” (affidandone la regia all’amico Steven Spielberg), investe su giovani autori, presta la sua consulenza per serie televisive (come “Il Trono di Spade”) e diviene uno dei produttori di maggior successo nella storia cinematografica, tornando dietro la macchina da presa solo per i tre prequel di “Star Wars”, fra il 1999 e il 2005.

Oggi – il giorno dopo la conquista della palma d’oro d’onore a Cannes– ci piace immaginarlo mentre studia la prossima mossa con cui sarà di nuovo capace di stupire il mondo. Proprio come faceva quel ragazzo che, nel 1967, aveva già dato un’occhiata al futuro.

di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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