Gio Evan racconta ‘Evanland’: “Un parco giochi spirituale”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Gio Evan sull’imminente quarta edizione di “Evanland”, festival che si terrà il 26 e 27 luglio nella Rocca Maggiore di Assisi
Gio Evan racconta ‘Evanland’: “Un parco giochi spirituale”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Gio Evan sull’imminente quarta edizione di “Evanland”, festival che si terrà il 26 e 27 luglio nella Rocca Maggiore di Assisi
Gio Evan racconta ‘Evanland’: “Un parco giochi spirituale”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Gio Evan sull’imminente quarta edizione di “Evanland”, festival che si terrà il 26 e 27 luglio nella Rocca Maggiore di Assisi
Il 26 e 27 luglio la Rocca Maggiore di Assisi ospiterà la quarta edizione di “Evanland”, il festival ideato e diretto da Gio Evan – artista poliedrico, cantante, poeta e scrittore – dedicato all’esplorazione del mondo interiore e al benessere dell’anima. Un appuntamento unico nel panorama italiano, che unisce spiritualità, creatività e crescita personale in un’esperienza immersiva di due giorni, con oltre 42 ore di attività: dalle meditazioni al trekking nella natura, dagli spettacoli circensi alle cerimonie olistiche, passando per giochi in legno, body painting, costellazioni familiari, acroyoga e molto altro. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Evan, partendo proprio da questa nuova edizione del festival, dalla sua organizzazione alle aspettative.

«Ora è più facile perché ho la fortuna di occuparmi soltanto della direzione artistica. Chi sente la chiamata, viene. La parte difficile è stata costruire la programmazione: decidere quando fare certe pratiche, ad esempio la cerimonia del cacao, che ha senso all’alba. Mi aspetto che si confermi l’esperienza forte e profonda degli scorsi anni: un ‘parco giochi spirituale’, come un Gardaland sacro, in cui le attrazioni non sono giostre ma esperienze interiori» ci ha raccontato Evan.
La scelta di Assisi, per il secondo anno sede del festival, non è affatto casuale: «Sono umbro, cresciuto a Gubbio, dove San Francesco ha vissuto e tradizione vuole abbia domato il lupo. È la nostra Terra Santa. Abbiamo scelto di non farlo a Milano o Roma soltanto perché ci sarebbe probabilmente stato più pubblico: non ci interessa il business ma il servizio, la qualità dell’esperienza. E Assisi è il luogo perfetto. Finché ci sarà permesso, il festival rimarrà lì».
L’ispirazione spirituale è il cuore pulsante non solo del festival, ma del pensiero stesso di Gio Evan. A un certo punto della conversazione, ci ha parlato con profonda convinzione del suo modo di intendere la vita e la connessione interiore: «Non riesco a immaginare una vita che non sia profondamente legata alla spiritualità. Tutto ciò che ci distrae dallo spirito non è più vita: è una forma di morte. Quando viviamo lontani dalla concentrazione, dall’attenzione, dalla dedizione e dalla benevolenza, stiamo semplicemente praticando la non-vita. L’inconsapevolezza non è vivere».
Un ragionamento che si collega perfettamente allo spirito che anima Evanland, un luogo in cui l’interiorità si coltiva attraverso pratiche, parole, condivisione. E a chi scambia ancora la spiritualità con la religione, Evan risponde con chiarezza: «Purtroppo oggi, soprattutto in Occidente, si confonde ancora la spiritualità con la religione. Ma non è questo: secondo me, la spiritualità è l’attenzione alla vita. Quanto siamo presenti in ciò che viviamo? L’azione vera nasce da dentro di noi. Attenzione significa proprio questo: un’azione interna. Se non padroneggi ciò che stai vivendo, vuol dire che lo stai subendo, che qualcun altro agisce al tuo posto. E allora non sei vivo».
Le migliaia di persone che hanno partecipato alle edizioni precedenti testimoniano una crescente apertura verso percorsi spirituali, anche se Evan ritiene che ci sia ancora tanta strada da fare: «Sono abbattuto da questa distanza che c’è ormai tra noi e la spiritualità, tra noi e la ricerca personale… anche solo la curiosità. Però vedo anche tante persone che stanno lavorando su di sé e questo mi dà speranza. Il mio sogno è circondarmi il più possibile di queste persone, perché quando frequenti anime buone, anche le tue frequenze si alzano» ci ha confidato.
di Federico Arduini
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