Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Michael Lang e Woodstock

Il ricordo di Michael Lang e il racconto del celebre concerto di Woodstock. Cosa rese quelle giornate uniche e perché ad oggi, più di 50 anni dopo, restano qualcosa di impossibile da riproporre?
| ,

Michael Lang e Woodstock

Il ricordo di Michael Lang e il racconto del celebre concerto di Woodstock. Cosa rese quelle giornate uniche e perché ad oggi, più di 50 anni dopo, restano qualcosa di impossibile da riproporre?
| ,

Michael Lang e Woodstock

Il ricordo di Michael Lang e il racconto del celebre concerto di Woodstock. Cosa rese quelle giornate uniche e perché ad oggi, più di 50 anni dopo, restano qualcosa di impossibile da riproporre?
| ,
| ,
Il ricordo di Michael Lang e il racconto del celebre concerto di Woodstock. Cosa rese quelle giornate uniche e perché ad oggi, più di 50 anni dopo, restano qualcosa di impossibile da riproporre?
Quando si pensa a chi nel corso del tempo abbia segnato la storia della musica si tende, per ovvie ragioni, a elencare decine di artisti, cantanti e compositori che con la propria arte hanno lasciato il segno. Ma per ognuno di loro vi è sempre stato un esercito di persone che ha reso possibile quel miracolo, che la loro musica diventasse disco o fosse vissuta dal vivo. In questa schiera di persone – per lo più ignote ai libri di storia della musica – pochi sono riusciti a farsi ricordare. Uno di questi è stato senza dubbio Michael Lang, scomparso l’altro giorno all’età di 77 anni in un ospedale di New York, a 135 miglia di distanza da quel luogo a cui legò indissolubilmente il proprio nome: Woodstock. Dopo aver abbandonato l’Università di New York, Lang si era trasferito a Miami dove aveva dato anima e cuore all’attività di promoter, organizzando festival musicali sempre più grandi, fino al celebre Miami Pop Festival del 1968 con l’elettrizzante e leggendaria esibizione di Jimi Hendrix. Ma è l’anno successivo, il 1969, che avrebbe cambiato la sua vita. Trasferitosi a Woodstock – cittadina fervente e località sempre più di riferimento per artisti e attivisti vicini a quella controcultura che, nata anni prima nelle strade di San Francisco, stava ormai contagiando la maggior parte dei giovani americani – Lang iniziò a pensare di organizzare un grande festival che potesse essere simbolo e riferimento di tutto quel movimento culturale, pulsante ed energico, che cercava sempre più voci e megafoni per espandersi. Fu così che insieme a Artie Kornfeld, Joel Rosenman e John Roberts – conosciuti dopo che gli ultimi due avevano messo un annuncio sul “New York Times” e sul “Wall Street Journal” per cercare «interessanti opportunità, legali, di investimento e proposte d’affari» – mise in piedi quell’impresa titanica passata alla storia come il Festival di Woodstock. Nonostante fosse stato pensato a tutti gli effetti per generare profitti – in prevendita furono staccati 186mila biglietti a 18 dollari ciascuno – passò alla storia come un free festival: tra il 15 e il 18 agosto 1969 in un campo di 250 ettari nella località di Bethel si radunarono oltre 500mila persone (per alcuni si sfiorò il milione), cosa che costrinse gli organizzatori ad aprire i cancelli, anche per evitare scontri con il filone più politicizzato degli spettatori che voleva i festival gratuiti per tutti. Considerato l’incredibile numero di persone, la quasi totale mancanza di bagni e punti ristoro e l’epidemia di febbre di Hong Kong, fu una grande fortuna che durante l’evento non si registrarono incidenti o decessi. Di certo, più di qualcuno su quei prati è stato concepito, mentre sul palco si susseguivano alcuni tra i più grandi artisti dell’epoca: dai Grateful Dead agli Who, da Santana a Janis Joplin fino a Joan Baez e Jimi Hendrix. Il concerto di Woodstock segnò decine di generazioni e divenne così simbolo di un’era che con esso si avviava rapidamente al declino: la deriva della dipendenza dalle droghe e i primi episodi di violenza (6 dicembre 1969, Altamont Festival) furono solo i primi esempi di un movimento che andava sempre più perdendo sé stesso. Quel che è certo è che la magia del Festival di Woodstock non venne mai più replicata, benché ci abbiano provato in tanti, una sorta di chimera inseguita a più riprese e mai completamente raggiunta. Ed è stato forse giusto così, che quel concerto sia rimasto un unicum, un qualcosa di irripetibile: un miracolo.   di Federico Arduini

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

È morto Bernard Hill, attore di Titanic e Signore degli Anelli

05 Maggio 2024
Bernard Hill, celebre per le sue interpretazioni in Titanic e nella trilogia de Il Signore degli…

Stasera in tv il documentario Moonage Daydream omaggio a David Bowie

05 Maggio 2024
Questa sera alle 21:15 su Sky Documentaries arriva “Moonage Daydream”, documentario omaggio all’…

Abbiamo sempre più bisogno di “mollichismo”

04 Maggio 2024
Vincenzo Mollica ha incantato il palco dei David di Donatello con uno speciale premio. In un mon…

Monferrato on stage 2024 dall’11 maggio al 31 agosto

03 Maggio 2024
17 appuntamenti di Monferrato on stage alla scoperta del territorio grazie all’unione di musica,…

LEGGI GRATIS La Ragione

GUARDA i nostri video

ASCOLTA i nostri podcast

REGISTRATI / ACCEDI

Exit mobile version