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Nastri d'argento 2023

Nastri d’argento 2023, cronaca di una serata perfetta

Cronaca di una serata perfetta, quella dei Nastri D’argento al MAXXI di Roma, con Bellocchio pigliatutto e qualche sorpresa
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Nastri d’argento 2023, cronaca di una serata perfetta

Cronaca di una serata perfetta, quella dei Nastri D’argento al MAXXI di Roma, con Bellocchio pigliatutto e qualche sorpresa
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Nastri d’argento 2023, cronaca di una serata perfetta

Cronaca di una serata perfetta, quella dei Nastri D’argento al MAXXI di Roma, con Bellocchio pigliatutto e qualche sorpresa
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Cronaca di una serata perfetta, quella dei Nastri D’argento al MAXXI di Roma, con Bellocchio pigliatutto e qualche sorpresa
In apertura di serata, al museo MAXXI di Roma, Colapesce e Dimartino suonano la sanremese «Splash». Che benissimo si intona al tappeto azzurro su cui sfilano le celebrità, premiate con i Nastri d’Argento. Il riconoscimento assegnato dai giornalisti cinematografici, per la sua 77esima edizione sceglie di essere il più possibile ecosostenibile. Peccato che sul blue carpet cada, inavvertitamente, un po’ di cenere dal sigaro di Luca Barbareschi. Tappeto macchiato. Ci sarebbe forse stato meglio Lazza, con «Cenere»? Il duo siciliano se la cava alla grande. Colapesce Dimartino vincono il Nastro per la colonna sonora del loro film «La primavera della mia vita»; intrattengono con un simpatico riempitivo musicale, quando la registrazione tv ha un intoppo tecnico (la serata va in onda su Rai Movie e Rai 1, il 21 e 22 giugno, condotta da Francesca Fialdini); eseguono – prima volta dal vivo – «Il cuore è un malfattore»: «Il mio serpente è più lungo del tuo. E questo flebilmente scava sull’autostima». I premi aiutano l’autostima degli artisti. Così, i vincitori sembrano tutti molto contenti. Anche chi è portatore sano di disincanto. Come Luca Marinelli, migliore protagonista insieme all’amico Alessandro Borghi per «Le otto montagne». Dal pubblico – di soli invitati – si levano consensi e imprecisioni: «Mi sono piaciuti tanto in “Le sette montagne”!». Ne manca una, signora. Sette semmai, fra cui quello come miglior film, sono i Nastri conquistati da «Rapito» di Marco Bellocchio. È lui il trionfatore di serata. I fotografi, per richiamare l’attenzione di Bellocchio, lo chiamano “maestro”. Assente Nanni Moretti (è l’illustrissimo sconfitto, con gli appena due premi a «Il sol dell’avvenire»), l’altro decano è Michele Placido. Un ragazzo lo placca: «Mia madre rompe sempre le scatole con te. “Quanto è bravo Michele, quanto è bravo Michele …”». Mamma ha ragione. Placido è bravo sempre. Che faccia Padre Pio o «L’ombra di Caravaggio» (tre Nastri). Il buffet collocato prima del cerimoniale è sempre un rischio. Si mangia pochino e si si beve quanto si vuole. Ma l’allegria del cast della migliore commedia «Mixed by Erry» è innata, non alcolica. Al tavolo del regista Sydney Sibilia e dei suoi interpreti ragazzi, ci si diverte. Gli altri giovani attori chiamati a salire sul palco sono più compassati, perché più emozionati (o forse hanno bevuto meno). Samuel Segreto e Gabriele Pizzurro, i protagonisti di «Stranizza d’amuri» di Beppe Fiorello (miglior esordio); Greta Gasbarri, fragile e tragica in «Mia»; Leonardo Maltese, diretto da Gianni Amelio («Il signore delle formiche») e Bellocchio («Rapito»); Massimiliano Caiazzo e Valentina Romani, acclamati per la serie «Mare fuori» ma vincenti per il cinema. Lui grazie a «Piano piano» – mal distribuito e pochissimo visto – lei per l’ultimo Moretti. Se il sol dell’avvenire del cinema italiano sono questi ventenni di talento, c’è speranza. Per nascita, la prima edizione fu nel 1946, i Nastri sono una manifestazione sobria. Ed elegante. Raccolgono l’invito le dive del secolo XXI. Le premiate Barbora Bobulova («Il sol dell’avvenire») e Barbara Ronchi («Rapito») e la premiante Vittoria Puccini. Il suo tailleur pantalone scuro, avrebbe meritato un riconoscimento su misura. di Federico Del Brocco  

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