“Noi siamo contrari all’aborto in ogni sua forma, compresa quella dei cani”. Queste le parole pronunciate da Alfonso Signorini al “Grande Fratello Vip” in diretta su Canale 5 nella puntata del 15 novembre.
Il padrone di casa stava scherzando con il concorrente Giucas Casella sulla sua cagnolina, la quale sarebbe rimasta incinta, invitandolo ad accettare i cuccioli in arrivo. La risposta di Casella ha tirato in ballo l’aborto: “Bisogna vedere se è rimasta incinta. Potrebbe anche abortire perché lui è un cane di grosse dimensioni, può succedere che la gravidanza non vada a buon fine”.
Da una buona fetta di pubblico a casa, infatti, queste parole sono state vissute come un ritorno al Medioevo, uno schiaffo in faccia a tutte quelle donne che hanno combattuto per un diritto sancito dalla Legge.
Non sono mancate naturalmente espressioni di solidarietà nei confronti del conduttore, che lo hanno sostenuto rilanciando il principio della libertà di espressione; questa, tuttavia, richiederebbe di essere usata nei modi e nelle sedi opportune. Signorini ha utilizzato il plurale maiestatis, a voler rappresentare il proprio pensiero personale, di chi come lui è molto credente, ma la cosa è apparsa subito stonata in prima serata davanti a milioni di telespettatori, tra cui tanti giovanissimi/e.
Vale la pena ricordare che molte donne sono vittime di abusi e che, oltre ad aver subito un grave danno psicologico e fisico, devono fare i conti con medici obiettori di coscienza (solo in Italia hanno raggiunto il 70%). Senza entrare nel merito, le donne che non si sentono pronte ad affrontare una gravidanza per motivi che devono riguardare esclusivamente le dirette interessate, non dovrebbero sentir parlare di questi temi in un programma tv nato con lo scopo di fare intrattenimento.
Tanto più che non è possibile mettere sullo stesso piano il diritto all’aborto di una donna a quello di un cane e stabilire che un “noi” imprecisato sarebbe contrario a priori a ogni forma di interruzione di gravidanza.
Vedremo se anche su un tema tanto delicato deciderà di fare un passo indietro o restare fermo sulle sue posizioni che riportano indietro il Paese (anche se sicuramente più emancipato) di 40 anni, quando ci fu il referendum abrogativo che liberò il corpo delle donne.
Di Alessia Luceri
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