Il motivo del contendere alla fine è la parte meno rilevante. Anche perché nessuno già se lo ricorda più. Quello di cui invece si parla è di come lo studio televisivo del “Maurizio Costanzo Show” si sia trasformato in una sorta di ring: protagonisti Sgarbi e Mughini. Tra insulti e spintoni, lo spettacolo andato in onda è stato tutto tranne che edificante eppure gli ascolti sono volati. Qualcuno può dirsene sorpreso? È la dimostrazione, l’ennesima, di quanto il civile scambio di opinioni appassioni assai meno di parolacce e improperi. In fondo è la stessa dinamica che vediamo ampiamente sui social, dove qualsiasi tema diventa spunto per risse, in questo caso solo verbali. Lì, in televisione, invece si è passati proprio alle mani. E il fatto che i protagonisti siano due che invece avrebbero tutti gli strumenti per risultare interessanti e convincenti con la parola, aggiunge tristezza alla tristezza.
Che sia questo quello che fa conquistare punti di share, chi fa tv lo sa perfettamente e infatti il giorno prima della messa in onda la rissa era stata già annunciata ovunque. Ma continuare anche a dare solo la colpa a chi la televisione la fa è vedere solo una parte del problema. Perché non dimentichiamoci che il pubblico siamo noi e perciò passare il tempo a puntare il dito contro ciò che tiene parecchi incollati al piccolo schermo è un po’ ipocrita. Rimane d’altro canto il fatto che – dal Covid alla guerra – sembra si sia persa la capacità di esprimere la propria opinione senza insultare o accusare qualcun altro.
Non va di moda, mantenere bassi i toni. Eppure due intellettuali come appunto Sgarbi e Mughini, al di là della loro indole non proprio tranquillissima, dovrebbero rappresentare il mondo della cultura. Non trasformarsi in lottatori. Anche perché fuori dai nostri confini il dramma c’è ed è reale, e sarebbe bello per tutti se invece si evitassero inutili esempi di aggressività. Questo non significa naturalmente che il dissenso debba essere taciuto, la fortuna di vivere in un Paese libero è proprio quella di poter esprimere le proprie opinioni qualsiasi esse siano.
Se cogliessimo tutti l’occasione di tornare a un confronto civile e decoroso forse ne perderebbe lo share, ma ne guadagneremmo in molti altri modi. Soprattutto chi ha la fortuna di avere dalla sua un enorme bagaglio culturale e una preparazione certo non comune. Evitare di scadere nel peggio della televisione è possibile, forse non popolare, ma senza dubbio ben più costruttivo.
di Annalisa Grandi
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