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Here Robert Zemeckis

Qui e ora per una vita intera. Nelle sale “Here” di Robert Zemeckis

Trent’anni dopo “Forrest Gump” Tom Hanks e Robin Wright tornano a recitare insieme diretti da Robert Zemeckis nel film “Here”

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Qui e ora per una vita intera. Nelle sale “Here” di Robert Zemeckis

Trent’anni dopo “Forrest Gump” Tom Hanks e Robin Wright tornano a recitare insieme diretti da Robert Zemeckis nel film “Here”

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Qui e ora per una vita intera. Nelle sale “Here” di Robert Zemeckis

Trent’anni dopo “Forrest Gump” Tom Hanks e Robin Wright tornano a recitare insieme diretti da Robert Zemeckis nel film “Here”

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Trent’anni dopo “Forrest Gump” Tom Hanks e Robin Wright tornano a recitare insieme diretti da Robert Zemeckis nel film “Here”

Trent’anni dopo “Forrest Gump Tom Hanks e Robin Wright tornano a recitare insieme diretti da Robert Zemeckis, che con quel film ha vinto l’Oscar e ha lasciato un segno nella storia del cinema. Come del resto ha fatto anche con “Ritorno al futuro”, “Chi ha incastrato Roger Rabbit”, “Cast Away” e altri capolavori che lo hanno reso uno dei più grandi registi viventi. Il genio di Zemeckis si supera ancora una volta, girando un intero film in un unico ambiente, da cui il titolo “Here”, siamo qui, in questo unico spazio: una sala di cui vediamo una finestra, un divano, un caminetto, una poltrona, un mobile con sopra un telefono e poco altro. Camera fissa per tutto il tempo. Non fa un movimento. Una sola inquadratura che però spazia negli anni, avanti e indietro.

Cosa c’era prima in quell’esatto punto dove adesso vediamo questo salotto accogliente? Il tempo è ancora protagonista nel cinema del regista statunitense: ci spostiamo nei secoli e in questo viaggio tratto dall’omonima e innovativa graphic novel di Richard McGuire (pubblicata nel 1989, poi ampliata nel 2014) andiamo con lo sguardo attraverso gli anni, i secoli, i millenni. Proprio in quel punto ci sono passati i dinosauri, poi i nativi americani, fino ad arrivare ai nostri giorni. In quel punto esatto c’era un terreno dove hanno costruito quella casa di cui noi, adesso, vediamo un solo scorcio declinato nelle varie epoche.

Ancora una volta Zemeckis indaga il tempo, la nostra permanenza sulla Terra e si esprime sugli esseri umani. Noi che cresciamo, ci innamoriamo, ci sposiamo, facciamo figli, lavoriamo, ci separiamo, magari ci ritroviamo, invecchiamo, ci ammaliamo, moriamo. Dietro quella finestra (il regista non ci porta mai fuori dalla casa, se non alla fine) vediamo passare le stagioni, nella stanza cambiano l’arredamento, il divano, il telefono (posizionato sempre nello stesso punto, muta forma: dal famoso modello svedese in bachelite allo smartphone di oggi), vediamo invecchiare i protagonisti. Richard e Margaret (Tom Hanks e Robin Wright) sono prima giovanissimi, poi adulti, infine anziani e per fare questo il regista ha usato l’intelligenza artificiale. Negli Stati Uniti lo hanno criticato dicendo che l’IA ha tolto lavoro agli attori che li avrebbero interpretati da giovani, ma in verità è bellissimo ritrovarli come quando ci avevano fatti innamorare nei panni di Forrest e Jenny, è commovente avere la possibilità di riconoscerli e apprezzarli con gli stessi volti di un tempo, con le stesse espressioni.

È innovativo anche il montaggio, le immagini ispirate dal lavoro di McGuire sono disegni che diventano set cinematografico, dall’immagine statica a quella in movimento godiamo la trasformazione che danza in un equilibrio perfetto, una fotografia in stato di grazia dove gli attori abitano uno spazio che dilata il tempo con un montaggio nuovo e rivoluzionario. Solo alla fine, seduti nella direzione di noi spettatori, dando le spalle alla finestra, pare che i protagonisti ci guardino. Per la prima volta la macchina da presa si muove, si avvicina ai loro volti e si libera un momento di profonda commozione. Arriva dritta nell’anima di chi osserva la passione di un uomo che ha fatto del cinema lo strumento più potente per raccontare la vita e il suo fascino in tutte le epoche. Quella donna e quell’uomo ci guardano dal centro di un salotto ormai vuoto e siamo tutti noi spettatori a identificarci nelle vite di questi due esseri viventi che, come possono, ancora si amano.

di Hilary Tiscione

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