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Generazioni e miti

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Sandokan e le storie che per un’intera generazione costituiscono un richiamo istantaneo ai ricordi più belli dell’infanzia

Generazioni e miti

Sandokan e le storie che per un’intera generazione costituiscono un richiamo istantaneo ai ricordi più belli dell’infanzia

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Generazioni e miti

Sandokan e le storie che per un’intera generazione costituiscono un richiamo istantaneo ai ricordi più belli dell’infanzia

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Ieri sera mi sono imbattuto in un film di Sandokan, non il leggendario sceneggiato televisivo del 1976 firmato da Sergio Sollima (all’epoca si chiamavano così), ma una produzione realizzata più tardi per sfruttare il mostruoso successo televisivo della Tigre della Malesia.

Si fa fatica a immaginare i numeri che raccolse la trasposizione dei romanzi di Emilio Salgari in televisione, con un ascolto oltre i 27 milioni di persone. 27 milioni.

Tornando a ieri sera, guardavo quei volti, quei nomi, quelle storie che per la mia generazione costituiscono un richiamo istantaneo ai ricordi più belli dell’infanzia.

Ho pensato alle mamme e ai papà della mia età e alla naturale difficoltà di far capire ai nostri figli per quali personaggi palpitavano i nostri cuori, quali rappresentassero dei modelli. È la ruota della vita e della storia, nessuna meraviglia.

Però, mentre proprio ieri mattina scrivevo del bando a TikTok annunciato in Albania, mi è venuta naturale pensare alla bellezza di essere stati nutriti con personaggi senza tempo come Sandokan, Yanez de Gomera, la Perla di Labuan, il perfido Brook, i tigrotti di Mompracem. A cominciare dall’indimenticato Giro Batol.

Il bene di qua, il male di là: era Salgari, un genio assoluto nella costruzione di avventure che per decenni sono state definite “per ragazzi“, disprezzandole senza neppure nasconderlo troppo. Solo che lo scrittore veronese, morto in miseria e dimenticato, sapeva infondere vita reale e pulsante ai suoi personaggi. Una potenza indescrivibile che sprizza da ogni pagina.

Se non ci credete, vi avrei voluto far vedere l’effetto che ancora oggi fa sul pubblico Kabir Bedi, l’attore che impersonò Sandokan: lo incrociammo alla Mostra del Cinema di Venezia. Alto, elegantissimo, magnetico oggi come allora. Spiccava fra tutti e aveva una parola per tutti, senza mai lamentarsi di aver consegnato un’intera esistenza professionale a un singolo mito. Parlando con lui, avemmo la netta sensazione che sapesse perfettamente ciò che rappresentasse ancora per quei bambini un po’ cresciuti.

E ora datemi pure del nostalgico, non mi importa (e in bocca al lupo a chi ha deciso di riportare in vita Sandokan in TV…). È Natale.

di Fulvio Giuliani

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