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Stefano Senardi: “Il Tenco, tra qualità e giovani”

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Al Tenco quest’anno tanti artisti giovani. Ne abbiamo parlato con Stefano Senardi, Presidente onorario della Fondazione Club Tenco

Stefano Senardi: “Il Tenco, tra qualità e giovani”

Al Tenco quest’anno tanti artisti giovani. Ne abbiamo parlato con Stefano Senardi, Presidente onorario della Fondazione Club Tenco

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Stefano Senardi: “Il Tenco, tra qualità e giovani”

Al Tenco quest’anno tanti artisti giovani. Ne abbiamo parlato con Stefano Senardi, Presidente onorario della Fondazione Club Tenco

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Si concluderà questa sera l’edizione 2025 del Premio Tenco ma è già tempo di tirare le somme per un’edizione tra le più seguite degli ultimi anni. E quale occasione migliore se non scambiando quattro chiacchiere con Stefano Senardi, Presidente onorario della Fondazione Club Tenco.

Com’è andata questa edizione?

Il fatto che ci siano tanti giovani, tante donne, riempie di gioia e di speranza: è un segnale. Anche la scelta di far aprire la rassegna a Emma Nolde invece che a un “big” vincitore del premio, come da tradizione, ha un significato preciso. È una posizione. Abbiamo voluto darle questo ruolo, abbiamo voluto invitare Lamante… E poi anche i risultati delle targhe: tanti artisti giovani, tutti degni di nota. È un bel segnale. Abbiamo lavorato tanto in questi anni per fare in modo che il teatro fosse pieno, senza però accettare compromessi o allontanarsi da quello che è l’orizzonte nuovo della canzone d’autore.

E poi c’è anche il MAC (Musica d’autore contemporanea): un coordinamento per far rinascere la canzone d’autore

pian pianino stiamo facendo progressi interessanti. Ieri ho partecipato da remoto a una riunione sul tema “Dove va la musica”, in cui abbiamo discusso un protocollo che altri premi e associazioni potrebbero adottare. È un primo passo per affrontare le esigenze dei futuri giovani cantautori, cantautrici e artisti in generale. Abbiamo individuato, insieme alle comunità artistiche che ci sono vicine, alcuni temi fondamentali. Ho notato entusiasmo, partecipazione, disponibilità. Tieni presente che, come il Tenco, tutto questo lo facciamo su base volontaria: nessuno viene pagato. È impegnativo, porta via tempo, ma pensiamo che ne valga la pena, soprattutto per mettere a disposizione dei più giovani quello che sappiamo fare.

Tornando al discorso di prima: non solo premiare i giovani, come Anna Castiglia ad esempio, ma anche invitare artisti come Emma, è un segnale forte. C’è chi accusa il Tenco di essere legato a una forma “antiquata” di canzone d’autore, non attenta ai giovani. Ma direi che questa edizione dimostra il contrario, giusto?

Assolutamente. Io sono nel direttivo del Tenco da circa 15 anni e mi sono sempre mosso nella direzione delle nuove tendenze e del futuro. Certo, la memoria è fondamentale – su quella fondiamo le nostre radici e conoscenze – ma da lì nascono anche i desideri e le operazioni che vogliamo portare avanti per garantire un futuro alla musica, che ha attraversato anni difficili.
Oggi anche le grandi aziende si stanno rendendo conto che seguire solo le visualizzazioni non porta da nessuna parte. Stanno capendo che il vero valore sta nel catalogo, negli artisti che durano nel tempo.
Siamo in un momento di cambiamento importante, dove cultura e musica giocheranno un ruolo centrale.

Il segnale che arriva dalle targhe – giovani artiste premiate, nuove generazioni riconosciute – conferma che qualcosa sta cambiando, e in senso positivo. E tieni presente: sono sempre le minoranze consapevoli a generare i grandi cambiamenti della storia.

Un bel messaggio. Quindi vedi nel presente un momento di speranza per la musica?

Sì, credo molto che questo sia un momento in cui bisogna tornare a puntare sulla qualità. Vedo segnali di reazione all’omologazione, all’appiattimento delle “visualizzazioni a tutti i costi”. La musica non si conta, si pesa. Bisogna scommettere sui giovani e sulle donne: se non cambiano loro il mondo, non so chi possa farlo. Con il nostro presidio vogliamo creare una rete solida che permetta ai giovani artisti di esibirsi, crescere e farsi conoscere, senza la mania del gigantismo che rischia di distruggere carriere e un’economia già fragile.

Abbiamo anche altre missioni, come quella nelle scuole. È un impegno che sento profondamente, anche come presidente onorario del Tenco: pensare al futuro della musica bella. Un paio d’anni fa abbiamo detto provocatoriamente che “la musica è senza aggettivi: o è bella o è brutta”. Era ora di dirlo. Abbattere i muri è difficile, ma necessario.

E i fatti ci danno ragione: nella serata d’apertura, ad esempio, il Teatro Ariston – 1800 posti – era tutto esaurito. E poi, come fai a rinunciare a 1200 studenti che ascoltano due ore di lezione su Pino Daniele e Lucio Dalla senza toccare il telefonino?
È un segnale di speranza, ma non solo: è la prova che dobbiamo creare un circuito di locali e una rete per far crescere questo nuovo fermento nella musica d’autore.

di Federico Arduini

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