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“Come Senna nessuno mai”, parla l’ex pilota Ivan Capelli

Ivan Capelli, ex pilota Ferrari negli anni Novanta, ricorda Ayrton Senna: “Ayrton era diverso. Come lui nessuno mai”

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“Come Senna nessuno mai”, parla l’ex pilota Ivan Capelli

Ivan Capelli, ex pilota Ferrari negli anni Novanta, ricorda Ayrton Senna: “Ayrton era diverso. Come lui nessuno mai”

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“Come Senna nessuno mai”, parla l’ex pilota Ivan Capelli

Ivan Capelli, ex pilota Ferrari negli anni Novanta, ricorda Ayrton Senna: “Ayrton era diverso. Come lui nessuno mai”

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Ivan Capelli, ex pilota Ferrari negli anni Novanta, ricorda Ayrton Senna: “Ayrton era diverso. Come lui nessuno mai”

Si emoziona ancora anche solo a parlarne: «Ayrton era diverso. Il suo linguaggio del corpo era qualcosa di mai visto, già da come si accomodava da ragazzino all’interno del kart, che poi avrebbe guidato sempre al limite. Ci ho corso insieme, ho visto un talento immenso. Ho vissuto l’era di uno dei primi cinque sportivi di ogni epoca».

Ivan Capelli – apprezzato commentatore di F1 su Sky nonché ex pilota Ferrari negli anni Novanta – ricorda Senna, il fenomeno brasiliano morto in pista a Imola il primo maggio di trent’anni fa. Al termine di un pomeriggio di attesa e dolore che ha contribuito a costruire una mistica trasversale. Come Senna soltanto Alì, Maradona e Jordan.

«Ha vinto in epoche diverse: negli anni Ottanta e Novanta ha saputo assimilare le novità tecniche come la prima telemetria, il traction control che la Federazione non digeriva, l’effetto suolo, senza però mai disperdere il talento e la passione per le gare» ci spiega Capelli. «Era un fenomeno di sintesi che poi ha lasciato il mondo dello sport in modo così drammatico e brutale. Siamo rimasti tutti con lo sguardo rivolto verso quella curva maledetta. Ci lasciò senza parole, anche perché pensavamo tutti che fosse immortale».

Secondo l’ex pilota la fisicità del collega brasiliano, la peculiarità del suo casco giallo, la suprema qualità di guida e quel carisma emanato in ogni singola intervista lo hanno reso unico in un microcosmo che prima e dopo ha prodotto fuoriclasse in serie: da Lauda a Schumacher, da Hamilton a Verstappen.

«Ayrton si sarebbe tenuto alla larga dal politically correct che ora è la regola in F1. Ha vissuto il periodo in cui i piloti si esprimevano a ruota libera, dicevano cose scomode, vivendo apertamente i conflitti in pista e fuori, mentre ora il ‘Circus’ si è standardizzato nei dialoghi e nei messaggi. Forse incide anche l’età media dei piloti» riflette Capelli. «Quando correvo in F1 mi confrontavo con colleghi maturi, con anni di corse alle spalle e spesso con una famiglia ad attenderli a casa. Ora ci si ritrova con Beardman che debutta sulla Ferrari a 18 anni, non sbaglia nulla in gara, ma una volta fuori dall’abitacolo comunica poco o nulla» aggiunge l’ex pilota della Rossa.

Senna al suo apice alzò l’asticella delle prestazioni in pista: «Un’eredità dal passato: da fan dell’aeronautica, Lauda aveva portato la tecnologia all’interno dell’auto; Ayrton ha fatto sue queste nozioni ma ha anche aggiunto la preparazione atletica portata all’estremo, perché si rese conto che serviva più forza fisica per gestire quei motori turbo. Infatti dava il meglio di sé stesso nelle parti finali delle gare.

Poi è arrivato Schumi, che ha avuto la capacità di fare squadra prendendo ingegneri e tecnici da altre scuderie. Hamilton ci ha aggiunto la concentrazione per essere al top in 22 gare l’anno. Verstappen è la sintesi di tutto questo: passa ore e ore al simulatore, vincerà sicuramente ancora tantissimo, ma non ha mai saputo esprimere quelle sensazioni e quelle emozioni che ci ha fatto vivere Senna. Come lui nessuno mai».

di Nicola Sellitti

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