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Italia sempre più anziana e welfare sempre più a rischio

Nel 2021 l’Italia ha perso altri 200 mila residenti. Nel 1951 si contava meno di un anziano per ogni bambino, oggi se ne contano 5,4. Con questo trend, l’Italia sarà costretta a dire addio all’intero impianto del suo welfare state. Eppure, nessuno vuole affrontare la realtà

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Italia sempre più anziana e welfare sempre più a rischio

Nel 2021 l’Italia ha perso altri 200 mila residenti. Nel 1951 si contava meno di un anziano per ogni bambino, oggi se ne contano 5,4. Con questo trend, l’Italia sarà costretta a dire addio all’intero impianto del suo welfare state. Eppure, nessuno vuole affrontare la realtà

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Italia sempre più anziana e welfare sempre più a rischio

Nel 2021 l’Italia ha perso altri 200 mila residenti. Nel 1951 si contava meno di un anziano per ogni bambino, oggi se ne contano 5,4. Con questo trend, l’Italia sarà costretta a dire addio all’intero impianto del suo welfare state. Eppure, nessuno vuole affrontare la realtà

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Nel 2021 l’Italia ha perso altri 200 mila residenti. Nel 1951 si contava meno di un anziano per ogni bambino, oggi se ne contano 5,4. Con questo trend, l’Italia sarà costretta a dire addio all’intero impianto del suo welfare state. Eppure, nessuno vuole affrontare la realtà

Nessuna nuova, cattiva nuova. Siamo consapevoli della ripetitività dei concetti che andremo a esporre e di come l’allarme per il continuo invecchiamento della popolazione italiana e il suo inesorabile contrarsi possano apparire litanie sempre più stanche. Non si può però star zitti o archiviare come una disgrazia ineluttabile le evidenze dell’ultima edizione del censimento continuo dell’Istat.

L’Istituto nazionale di statistica ci ha ricordato come l’Italia sia un Paese sempre più vecchio, nel vortice di un trend che appare ormai impossibile da invertire. E sarebbe un’autentica tragedia. Abbiamo perso altri 200mila residenti a fine 2021, restando appena di un soffio sopra i 59 milioni. Anche rispetto all’idea consolidata che gli italiani siano 60 milioni, insomma, dovremmo rivedere amaramente la cifra. Ciò che colpisce sono gli oltre cinque anziani per ogni bambino (5,4 per la precisione), quando nel 1951 per ogni bimbo in Italia si contava meno di un anziano (erano 3,8 nel 2011). Fra il 2011 e il 2021 l’età media del Paese è aumentata da 43 a 46 anni. Un Paese sempre più di “vecchi”, che è arrivato a registrare il numero minimo di nascite dall’Unità a oggi e che prova ormai quasi fastidio nei confronti di chi sollevi il problema. Si sprecano le accuse di moralismo, faciloneria o peggio quando si sottolinea la scelta suicida di una società che rinuncia a far figli e fa a gara nel trovare giustificazioni – in teoria tutte solide e valide – per sostenere la scelta di chi rinuncia a mettere al mondo un figlio o si ritrova alla soglia dei cinquant’anni chiedendosi dove sia finito il tempo.

Ci rendiamo perfettamente conto di quanto possa risultare urticante una riflessione del genere in un Paese che non riesce ad affrontare il tema rinunciando alle inutili categorie del “giusto“ o “sbagliato“, quando dovrebbe ragionare in termini di banale convenienza e, se si ha ancora voglia, pienezza della vita. Con i numeri e i trend attuali, l’Italia non potrà che dire addio in tempi rapidi all’intero impianto del proprio welfare state, a cominciare dalle pensioni: è sicuramente più utile per i sondaggi vagheggiare pensionamenti a sessant’anni o poco più, ma la realtà è che presto non avremo più una popolazione attiva che paghi le pensioni. Capirete come in una realtà del genere risulti ozioso persino interrogarsi su quanto i figli possano dare o togliere alla vita di ciascuno.

Si registra, intanto, un altro dato estremamente significativo: la netta diminuzione dei residenti stranieri. Nonostante la martellante polemica politica e la perdurante minaccia sbandierata di “invasioni”, “sostituzioni etniche” e amenità simili, la verità è che di immigrati ce ne sono sempre di meno. Gli stranieri censiti sono 5.030.716 (-141.178 rispetto al 2020), con un’incidenza sulla popolazione totale di 8,5 stranieri ogni 100 residenti: una delle più basse fra i Paesi paragonabili al nostro. Eppure – basta parlare con un qualsiasi imprenditore o manager a contatto con la realtà – proprio di immigrati abbiamo un disperato bisogno per consentire alle nostre filiere di restare competitive o semplicemente sul mercato.

In sintesi, viviamo uno strabismo insopportabile fra il dibattito pubblico e la sostanza dei problemi di cui dovremmo occuparci ogni santo giorno. Ci perdiamo dietro ad anatemi, invettive e accuse sempre uguali “all’Europa” mentre il Paese invecchia, non sa come riprendere a fare i figli in numero quantomeno decente e perde inesorabilmente energia propulsiva e competitiva.

Di Fulvio Giuliani

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