Jacobs (forse) si ritira, Tamberi rilancia
Jacobs (forse) si ritira, Tamberi rilancia: i destini opposti degli eroi di Tokyo 2020. Focus sui Giochi olimpici di Los Angeles 2028
Jacobs (forse) si ritira, Tamberi rilancia
Jacobs (forse) si ritira, Tamberi rilancia: i destini opposti degli eroi di Tokyo 2020. Focus sui Giochi olimpici di Los Angeles 2028
Jacobs (forse) si ritira, Tamberi rilancia
Jacobs (forse) si ritira, Tamberi rilancia: i destini opposti degli eroi di Tokyo 2020. Focus sui Giochi olimpici di Los Angeles 2028
La delusione, il dolore. O forse un flusso di consapevolezza, sapendo che tornare a Tokyo, tornare a quattro anni fa, è un exploit che appartiene ai fenomeni. Solo i fenomeni risorgono dalle ceneri, toccando il fondo e risalgono, perché hanno dentro qualcosa di diverso. Marcell Jacobs, dopo aver mancato la finale dei 100 metri ai Mondiali di Tokyo, sulla stessa pista dove quattro anni fa ai Giochi stese il mondo, ipotizza di fermarsi.
“Mi ero fatto una promessa dopo l’anno scorso, che se avessi avuto un’altra stagione difficile non so quanto avrei potuto continuare”, spiega lo sprinter a Rai Sport, che mette in dubbio anche la sua presenza nella staffetta 4×100, dove l’Italia difende l’argento. La ferita fa male. Un campione olimpico che non entra tra i migliori otto della finale dei 100. E’ un affronto a se stessi, senza mezzi termini. In mezzo ci sono le sofferenze per i continui infortuni, forse gli errori di programmazione.
Forse, quella medaglia olimpica è un fardello troppo pesante da portare. E non è certo una colpa non essere fenomeni, ma grandi atleti con una stagione, un paio di stagioni di gloria. Lui, come Tamberi, è arrivato ai Mondiali senza preparazione, con una sola gara stagionale.
Ma Gimbo, che ha vinto tutto, non vede l’ora di tornare in pedana con una condizione diversa. Il focus è sui Giochi olimpici di Los Angeles 2028. E’ un campione dall’orgoglio ferito, sente l’odore del sangue. E tornerà, non sappiamo (e non sa neppure lui come) perché non vuole uscire di scena così. Jacobs invece appare sconfitto, prostrato.
Forse è la frustrazione del momento. Forse no, a 30 anni è la volontà di non ammantare nubi su un momento così lucente, unico: il suo oro alle Olimpiadi, il punto più alto nella carriera di ogni sportivo.
Di Nicola Sellitti
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