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Lo Special One torna a casa: Mourinho al Benfica

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Mourinho va a chiudere un cerchio, con il compasso che ha aperto il suo raggio d’azione 25 anni fa, proprio al Benfica

Lo Special One torna a casa: Mourinho al Benfica

Mourinho va a chiudere un cerchio, con il compasso che ha aperto il suo raggio d’azione 25 anni fa, proprio al Benfica

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Lo Special One torna a casa: Mourinho al Benfica

Mourinho va a chiudere un cerchio, con il compasso che ha aperto il suo raggio d’azione 25 anni fa, proprio al Benfica

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Mourinho va a chiudere un cerchio, con il compasso che ha aperto il suo raggio d’azione 25 anni fa, proprio al Benfica. Tre mesi a Lisbona nel 2000, prima del boom al Porto, con il successo in Champions League, che è stata la password d’accesso al mondo per José, che poi ha costruito la sua leggenda al Chelsea, all’Inter, al Real Madrid, innestando le marce più basse invece nella seconda parte della sua carriera, tra Manchester United, Tottenham, Roma, sino all’esonero recente al Fenerbahce, avvenuto proprio a causa dell’eliminazione ai preliminari dei turchi, proprio contro il Benfica.

Mourinho torna a casa. Due anni di contratto con il Benfica

Mou torna a casa, vuole ricominciare subito, non vuole stare senza calcio: qualche anno fa, quando era ancora al top, ripeteva che sarebbe tornato in Portogallo solo a fine corsa, magari allenando la nazionale lusitana, che è uno degli altri sogni che sono ancora in cantiere.

Due anni di contratto al Benfica: obiettivamente per José sembra l’ultimo gradino di una storia in discesa. Una storia leggendaria, intendiamoci, Mourinho resta tra i venerabili maestri del calcio moderno. E non va mai dimenticato l’assioma di Rudy Tomjanovich, allenatore dei Los Angeles Lakers degli anni ‘90, secondo cui non va “mai sottostimato il cuore di un campione”. E il portoghese non è certo stato un campione, bensì un fuoriclasse, che però non ha rivisto il suo codice calcistico.

In questi anni il calcio è (molto) cambiato. E Mou lo sa bene

Con ogni probabilità, le leve che Mou ha utilizzato per anni per tenere alta la motivazione dei suoi – intesi come calciatori, dirigenti, presidenti – non fanno più presa come prima. Nel frattempo, il calcio è cambiato, i campioni da gestire sono sempre meno (perché mancano proprio i campioni) si gioca di più, si specula di meno, le polemiche esistono sempre, sebbene il Var sia intervenuto per allentare un po’ la presa sugli arbitri. E Mou si è così un po’ perso, tra polemiche, risse verbali, insulti.

Sebbene non va neppure dimenticato che è stato l’ultimo a portare tre trofei in una stagione al Manchester United e un trofeo – la Conference League – alla Roma. Dunque, ultima chance per tornare ad essere Mou. Carlo Ancelotti, altro totem della panca, ha saputo girare l’angolo e risalire dopo la doppia esperienza al Napoli e all’Everton, tornando al Real Madrid, vincendo ancora. Ora è sulla panchina della Selecao. Chissà che José rinasca anche lui dalle ceneri.

di Nicola Sellitti

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