Pagine di sport da raccontare e da cancellare
Gli atleti russi pagano un prezzo altissimo che mette a repentaglio le loro carriere. Non mancano episodi vergognosi come quello del ginnasta russo che sbeffeggia il collega ucraino sul podio. Ma per fortuna sono molti di più quelli a sostegno del popolo ucraino.
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Gli atleti russi pagano un prezzo altissimo che mette a repentaglio le loro carriere. Non mancano episodi vergognosi come quello del ginnasta russo che sbeffeggia il collega ucraino sul podio. Ma per fortuna sono molti di più quelli a sostegno del popolo ucraino.
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Gli atleti russi pagano un prezzo altissimo che mette a repentaglio le loro carriere. Non mancano episodi vergognosi come quello del ginnasta russo che sbeffeggia il collega ucraino sul podio. Ma per fortuna sono molti di più quelli a sostegno del popolo ucraino.
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Gli atleti russi pagano un prezzo altissimo che mette a repentaglio le loro carriere. Non mancano episodi vergognosi come quello del ginnasta russo che sbeffeggia il collega ucraino sul podio. Ma per fortuna sono molti di più quelli a sostegno del popolo ucraino.
È straziante vedere un campione come Andriy Shevchenko non riuscire a trattenere le lacrime l’altra sera da Fabio Fazio a “Che tempo che fa“: “Per favore, io chiedo a voi italiani di aprire il cuore alla mia gente, di aiutare donne, bambini e persone anziane” ha detto l’ex attaccante rossonero.
Molto preoccupato per la famiglia che, nonostante la complicata situazione dell’Ucraina dopo l’invasione russa ha deciso comunque di rimanere in patria, Andriy sta facendo di tutto per riuscire ad aiutare il suo popolo: per esempio sta gestendo la raccolta fondi “Shevchenko and the World for Ukraine” a favore della Croce Rossa Italiana. Questo il sito dove è possibile donare: https://gofundme.com/f/sheva4ukraine.
Ma Shevchenko non è solo. La solidarietà all’Ucraina è arrivata dal calcio e, più in generale, da tutto il mondo sportivo che fin da subito si è schierato contro questa terribile invasione, prendendo anche dei provvedimenti.
Tutte le manifestazioni sportive organizzate sul territorio russo, ad esempio, sono state annullate. La Russia non sarà più sede dei Mondiali di pallavolo maschili. Il Paese, assieme alla Bielorussia, è stato escluso da tutte le competizioni internazionali.
Inoltre Uefa e Fifa hanno sospeso tutte le squadre russe, sia club che nazionali, da tutte le competizioni. Niente Mondiale in Qatar 2022 quindi per la Russia ed eliminazione dall’Europa League per lo Spartak Mosca. Inoltre la finale di Champions League che si sarebbe dovuta svolgere a San Pietroburgo si giocherà a Parigi. La Bielorussia, invece, potrà disputare le partite di club e nazionale solo in campo neutro e senza spettatori.
L’isolamento degli atleti russi non ha risparmiato nemmeno le Paralimpiadi invernali di Pechino 2022. A seguito della decisione, questi Paesi stanno pensando di organizzare delle Paralimpiadi invernali parallele i cui partecipanti saranno… solo loro!
L’Eurolega di pallacanestro ha deciso di sospendere Cska Mosca, Unics Kazan e Zenit San Pietroburgo dalla competizione e il Lokomotiv Kuban dall’Eurocup.
Comprensibile, per certi versi, la delusione di molti atleti russi che si sono allenati in vista degli impegni sportivi imminenti. Come nel caso del pilota russo Nikita Mazepin, il quale è stato licenziato da Haas, team statunitense di Formula 1.
D’altrocanto c’è chi non manifesta la minima compassione per le vittime innocenti che questa guerra sta mietendo. Ivan Kuliak, ginnasta russo che salito sul podio, due gradini più in basso del vincitore ucraino, ha ostentato sul body la lettera “Z”, simbolo che spicca sui carri armati russi e che, stando alle varie ipotesi, significa “za pobedy” ossia “per la vittoria“.
Non solo: nel calcio la Stella Rossa di Belgrado (Serbia) non ha rinunciato allo sponsor russo Gazprom, presente sulle magliette dei calciatori con gli ultrà che, addirittura, si sono esibiti in cori a favore dell’invasione.
Probabilmente se queste persone, anziché sul terreno di gioco, stessero sul campo di battaglia, avrebbero maggior contezza dell’orrore della guerra; così come accaduto anche ad alcuni soldati che, dopo aver visto la morte davanti agli occhi, hanno cambiato idea sulla sensatezza di questo conflitto.
di Filippo Messina
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