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Sinner e Jacobs: rialzarsi e ripartire

Il momento – per Sinner e Jacobs – non è dei migliori. Accade anche nel lungo percorso dei campioni. Anzi deve accadere perché è decisivo capire come rialzarsi e ripartire
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Sinner e Jacobs: rialzarsi e ripartire

Il momento – per Sinner e Jacobs – non è dei migliori. Accade anche nel lungo percorso dei campioni. Anzi deve accadere perché è decisivo capire come rialzarsi e ripartire
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Sinner e Jacobs: rialzarsi e ripartire

Il momento – per Sinner e Jacobs – non è dei migliori. Accade anche nel lungo percorso dei campioni. Anzi deve accadere perché è decisivo capire come rialzarsi e ripartire
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Il momento – per Sinner e Jacobs – non è dei migliori. Accade anche nel lungo percorso dei campioni. Anzi deve accadere perché è decisivo capire come rialzarsi e ripartire
Il momento – eufemismo – non è di quelli straordinari. Accade anche nel lungo percorso dei campioni. Anzi deve accadere perché è decisivo capire come rialzarsi e ripartire. Jannik Sinner e Marcel Jacobs sono avvolti da una nube. Jannik è uscito al secondo turno al Roland Garros. Due settimane prima, a Roma, è stato eliminato al primo turno. Due partite simili, tra guai fisici e l’incapacità di indirizzare il corso del match. “Devo sorridere di più”, ha detto il tennista alla stampa dopo la batosta a Parigi. Dentro questa frase c’è una buona parte del suo periodo nero. La sensazione, dopo due semifinali e una finale nei tornei Masters 1000 (a Miami, sul cemento americano) è che Sinner avverta parecchio la pressione di dover arrivare in fondo anche in un torneo del Grand Slam. Tre set su cinque, un altro sport, un altro tipo di richiesta a un fisico che spesso cede: Jannik non sembra pronto su questa distanza, ci sono continui cali di tensione, di potenza, di energia. E anche il piano tattico, su cui lavora da mesi con il nuovo staff, a volte latita. Se è in palla, nessuno è al sicuro, neppure Alcaraz e Djokovic. Quando la giornata è storta, Sinner non ha ancora acquisito la capacità di vincere giocando male, che è la caratteristica dei fuoriclasse. In questo caso, Djokovic è un venerabile maestro. Jannik riprenderà presto la strada, è tra i migliori otto al mondo, il talento e i colpi ovviamente non sono svaniti. Ma i dubbi, specie sulla tenuta fisica, restano e pure tanti. Specie se l’obiettivo è giocarsi il regno con Alcaraz, Rune, Medvedev. Su Jacobs, invece non ci sono pezze d’appoggio. Ci sono i numeri, che mettono sul tavolo la questione: ha corso i 100 metri appena sette volte dall’oro olimpico a Tokyo, nell’agosto di due anni fa. Ultimo forfait, al Golden Gala di Firenze. Prima ancora, a Rabat, dove avrebbe dovuto sfidare il campione mondiale Kerley, il quale ha ironizzato che in gara l’azzurro non c’è mai. Gli avversari in sostanza lo prendono in giro per le sue assenze continue. E’ stato definito da più parti “un campione di cristallo”. Dai Giochi olimpici, dal punto più alto nella storia dello sport italiano, preceduto da qualche mese di tempi fantastici, si è visto qualche lampo solo nei 60 metri. Non si capisce, al momento, come gestirlo dal punto di vista fisico, per le continue noie muscolari. E se i problemi siano solo muscolari. A Budapest, fine agosto, ci sono i Mondiali: lo sport è crudele e adrenalinico anche per questo, ci sono appuntamenti da non fallire, per non diventare etichettati come meteore. L’appuntamento è in Ungheria.   di Nicola Sellitti

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