Su Milano-Cortina 2026 c’è aria di tempesta
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                Le previsioni per le Olimpiadi invernali 2026 non promettono nulla di buono: gli sponsor latitano, i lavori sono in ritardo, molti bandi finiscono deserti per via del caro materie prime. Oggi a Milano, alla presenza del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, alcune proposte per dare una spinta a Milano-Cortina 2026. La prima? Far entrare in partita anche il Piemonte
        
        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
 
Su Milano-Cortina 2026 c’è aria di tempesta
Le previsioni per le Olimpiadi invernali 2026 non promettono nulla di buono: gli sponsor latitano, i lavori sono in ritardo, molti bandi finiscono deserti per via del caro materie prime. Oggi a Milano, alla presenza del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, alcune proposte per dare una spinta a Milano-Cortina 2026. La prima? Far entrare in partita anche il Piemonte
        
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Su Milano-Cortina 2026 c’è aria di tempesta
Le previsioni per le Olimpiadi invernali 2026 non promettono nulla di buono: gli sponsor latitano, i lavori sono in ritardo, molti bandi finiscono deserti per via del caro materie prime. Oggi a Milano, alla presenza del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, alcune proposte per dare una spinta a Milano-Cortina 2026. La prima? Far entrare in partita anche il Piemonte
        
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AUTORE: Ilaria Cuzzolin
Mancano tre anni, 1116 giorni per l’esattezza, alle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Un tempo apparentemente lungo eppure stamane sui volti dei relatori presenti al convegno “Verso Milano-Cortina 2026” organizzato da Assimpredil Ance e Ferrera Expo la preoccupazione si leggeva tutta. Un momento di incontro tra pubblico e privato. Tanto entusiasmo ma anche tanti punti di domanda che cercavano risposte immediate, soprattutto dal Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, seduto in prima fila. 
Diverse le criticità messe in evidenza in primis da Regina De Albertis, presidente di Assimpredil Ance, l’associazione delle imprese di costruzione edili di Milano, Lodi, Monza e Brianza (la più grande realtà territoriale di ANCE, l’Associazione Nazionale che rappresenta le imprese di costruzione  nel mondo Confindustria).
Il problema principale, ad oggi, è rappresentato dal costo delle materie prime, molto diverso da quando sono stati scritti i primi contratti: “Le aziende non riescono a partecipare con i prezzi con cui vengono bandite le gare e il rischio è che le gare vadano deserte. Quello che chiediamo noi è che vengano realizzati dei prezziari dinamici, come succede in altri paesi europei come Francia e Spagna dove i prezzi di un paniere di voci principali sono legati a degli indici”.
L’altro tema importante per le Olimpiadi e, in generale, per tutti i lavori legati al PNRR è la poca considerazione che viene ancora data alle Pmi che costituiscono invece la grande platea delle aziende edili in Italia (circa l’80%). Uno dei compiti della pubblica amministrazione sarebbe infatti quella di far crescere il tessuto imprenditoriale e invece il rischio è che siano proprio queste a venire tagliate fuori in occasione delle grandi opere. Altro punto centrale è la sostenibilità: “Le imprese stanno facendo la loro parte. Chiediamo però che ci vengano date le condizioni per realizzare una vera economia circolare – continua la De Albertis – Il decreto “end of waste” (fine dello spreco ndr) è qualcosa di assolutamente assurdo perché rende inapplicabile il riuso dei materiali. Sappiamo bene che le cose, oggi, prima di essere ricostruite vengono demolite. Siamo in una nuova logica di riuso dell’esistente e quindi è assurdo che una legge renda impossibile il riutilizzo”. 
Infine lo spauracchio più grande: non riuscire a realizzare tutte le opere necessarie per tempo. Lo ha detto senza girarci attorno lo stesso Salvini: “Nemmeno se arrivasse qui Gesù Bambino riusciremo a finire tutto. Inutile che ce la raccontiamo”. Intanto c’è una grande novità all’orizzonte: l’entrata in partita del Piemonte che è molto probabile entri nella fondazione olimpica. “Sono stato l’altro giorno con il presidente Cirio e il sindaco di Torino che non mi hanno detto ‘no, non vogliamo, ma anzi si sono detti a disposizione’. Serve un palazzetto per il pattinaggio di velocità e questo c’è già a Torino. Perché spendere 100 milioni di euro per costruirne uno?”. Tanto più che il rischio di costruire infrastrutture che poi si trasformino in mega parcheggi una volta spenti i riflettori sul grande evento è sempre dietro l’angolo. 
Preoccupa anche la poca partecipazione di sponsor che, al momento, non sembrano interessati all’argomento Milano-Cortina: “Si sono persi 886 giorni – sbotta Salvini – abbiamo trovato una macchina acquistata nel 2020 a cui hanno comperato le ruote solo nel 2022. Suppongo che qualcuno non volesse usarla. Eppure è un evento che porta con sé 5 mld  di indotto. Abbiamo trovato contatti con fine lavori nel 2027, bizzarra come cosa no? Noi come Ministero stiamo chiedendo alle imprese di anticipare la consegna dei lavori ma non di un mese, di un anno e mezzo! Gli sponsor stanno entrando, quello su cui dormo poco sono le infrastrutture”. E fa bene a essere preoccupato perché è evidente che, dopo tanto dormire, su Milano-Cortina 2026 serva darsi una svegliata. Ora.
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