C’è Musk e Musk
Il parziale fallimento del lancio della navicella Starship è stato “salutato” da molti con sorrisetti ironici, tranne che da Elon Musk
C’è Musk e Musk
Il parziale fallimento del lancio della navicella Starship è stato “salutato” da molti con sorrisetti ironici, tranne che da Elon Musk
C’è Musk e Musk
Il parziale fallimento del lancio della navicella Starship è stato “salutato” da molti con sorrisetti ironici, tranne che da Elon Musk
Il parziale fallimento del lancio della navicella Starship è stato “salutato” da molti con sorrisetti ironici, tranne che da Elon Musk
Questa volta Elon Musk lo difendo e lo difendo anche con entusiasmo (non che la cosa abbia un qualsiasi peso, lo so).
Il parziale fallimento del lancio della navicella Starship, infatti, è stato “salutato“ da molti con sorrisetti ironici, darsi di gomito e non poca, malcelata soddisfazione per l’intoppo del multimiliardario amicissimo di Trump che si è visto esplodere in cielo il secondo stadio – la navicella vera e propria Starship – mentre il SuperHeavy, il vettore, rientrava regolarmente alla base e si agganciava alla rampa di recupero pronto a essere riutilizzato. Uno spettacolo incredibile ogni volta che c’è data la possibilità di assistervi.
Il botto della Starship, però, rimane e dà fiato alle trombe di chi Musk non lo sopporta e basta.
Il sottoscritto non ha mancato anche nelle ultime 48 ore di sottolineare gli oggettivi rischi legati a una figura come la sua e oggi più stretto consigliere del Presidente degli Usa (da dopodomani) Donald Trump. Una concentrazione di potere, ricchezza e influenza che non può non agitare chiunque abbia a cuore i delicatissimi meccanismi delle democrazie.
Proprio perché voglio vedere quei rischi, mi vergogno per chi confonde i piani ed esulta adesso per l’esplosione nei cieli.
La corsa allo spazio è la più complessa opera ingegneristica, di ricerca e sperimentazione che l’uomo abbia mai intrapreso. Coinvolge centinaia di menti di qualità sopraffina, il meglio a nostra disposizione a livello mondiale in tutta una serie di ambiti. Anima una passione atavica grazie alla quale ci tirammo fuori dalle caverne: ridurla alla volontà o capacità di un solo uomo – per quanto potente, ricco e geniale – è un insulto all’intelligenza.
Equivale a dire che siamo andati sulla luna perché l’aveva deciso Jfk o perché gli americani erano stati abbastanza scaltri da prendersi Von Braun, il padre delle V2 di Hitler.
Come sovrapporre antipatie o simpatie personali ai risultati e all’innovazione di un’azienda privata come Space X che hanno dato una scossa in ambito spaziale come non si vedeva da anni.
Chi non si ferma ai tweet, sa che l’esplorazione spaziale è stata costellata da una serie lunghissima di fallimenti, spesso fondamentali per imboccare le strade giuste che hanno portato il genere umano a risultati straordinari. Una strada disseminata anche di vittime fra quei veri e propri esploratori di incommensurabile coraggio che furono gli astronauti della prima generazione, ma ancora quelli di oggi.
Crediamo che tutto sia semplice, come in un film o in un videogioco. Che andare e tornare dalla Stazione Spaziale Internazionale o domani dalla Luna sia solo una questione di soldi e volontà, quando si va a operare nell’ambiente più ostile che esista. Però conta togliersi la soddisfazione di veder esplodere la navicella di Musk perché magari ci stanno sulle scatole Donald Trump e Giorgia Meloni.
Capite che questo è guardarsi a fatica l’ombelico, altro che rimirar le stelle.
Di Fulvio Giuliani
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