Affari criminali: il potere delle ’ndrine
La nascita e gli sviluppi di Cosa nostra, ora surclassata dalla ‘ndrangheta grazie alle sue infiltrazioni in Canada, Australia e Germania
| Cronaca
Affari criminali: il potere delle ’ndrine
La nascita e gli sviluppi di Cosa nostra, ora surclassata dalla ‘ndrangheta grazie alle sue infiltrazioni in Canada, Australia e Germania
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La nascita e gli sviluppi di Cosa nostra, ora surclassata dalla ‘ndrangheta grazie alle sue infiltrazioni in Canada, Australia e Germania
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La nascita e gli sviluppi di Cosa nostra, ora surclassata dalla ‘ndrangheta grazie alle sue infiltrazioni in Canada, Australia e Germania
Quando negli anni Cinquanta l’allora capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa si recò volontario in Sicilia, la mafia non era ancora stata codificata e veniva considerata una forma di banditismo locale. Non a caso il reparto assegnato al suo comando si chiamava “Forze per la repressione del banditismo”. L’assassinio del sindacalista socialista Placido Rizzotto all’inizio fu considerato un delitto all’interno di una faida locale di tipo agricolo: questioni di terreni, sfruttamento dei contadini, soprusi tra famiglie rivali. Fu proprio il capitano Dalla Chiesa a recuperare il suo corpo e a individuare, grazie a nuove metodiche investigative, la matrice mafiosa dell’omicidio. Venne arrestato Luciano Leggio detto Liggio, boss di Corleone (centro della nuova realtà criminosa vicino a Palermo) ma il processo portò alla sua assoluzione. Quella vicenda rappresentò comunque una svolta: arrivati gli anni Sessanta e i grandi affari immobiliari, Cosa nostra e i suoi mandamenti si riorganizzarono e si buttarono nel business del cemento e delle opere pubbliche. Delitti, estorsioni, feroci guerre e improvvise alleanze caratterizzavano la vita di Palermo sotto l’asfissiante controllo dei corleonesi e dei nuovi boss Riina, Provenzano e Michele Greco detto il Papa.
Nel frattempo, in Calabria, la ‘ndrangheta seguiva altri rituali: silenziosa, ancor più omertosa, legata strettamente al territorio e senza veri e propri boss, come invece avveniva nella camorra napoletana. Tutto cambiò con l’arrivo sulla scena prima dell’eroina e poi della cocaina, traffico nel quale i calabresi piano piano presero il sopravvento sui siciliani intessendo alleanze con le organizzazioni criminali sudamericane (Colombia prima e Messico ora), utilizzando la feroce ma più debole camorra napoletana e la Sacra corona unita pugliese, soprattutto acquisendo la leadership tramite i colossali flussi di denaro sporco da riciclare nel Nord Italia (Lombardia in primis) investendo in aziende in crisi nel settore edilizio e dello smaltimento dei materiali edili di risulta. Di grande importanza anche il traffico di armi – non parliamo di revolver ma di veri armamenti bellici – con l’acquisto di interi arsenali dismessi dal blocco ex sovietico, poi rivenduti a organizzazioni terroristiche o a Stati come l’Iran. Recentissima l’indagine condotta a Roma su una partita di fucili di precisione della Nato, spediti clandestinamente a Teheran con la cooperazione logistica di esponenti della ‘ndrangheta.
La struttura stessa di questa organizzazione – con le ‘ndrine chiuse a riccio e quasi completamente immuni dal fenomeno del cosiddetto “pentitismo”, il progressivo crollo del potere delle cinque famiglie di Cosa nostra negli Stati Uniti e l’infiltrazione dei calabresi in Canada, in Australia e in Germania – rende complesse e molto difficili le indagini di magistratura e forze dell’ordine. Molto sappiamo di Cosa nostra, poco o nulla della criminalità oggi considerata tra le più potenti del mondo.
Di Andrea Pamparana
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