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Neonato morto nella culla termica, la forza di comprendere

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Quanto poco sarebbe bastato e quanto, tante volte, una parola o una semplice presenza possono fare la differenza

Neonato morto nella culla termica, la forza di comprendere

Quanto poco sarebbe bastato e quanto, tante volte, una parola o una semplice presenza possono fare la differenza

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Neonato morto nella culla termica, la forza di comprendere

Quanto poco sarebbe bastato e quanto, tante volte, una parola o una semplice presenza possono fare la differenza

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Il parroco della parrocchia barese nella cui culla termica – versione moderna della “ruota degli esposti“ – è stato trovato il bimbo di un mese senza vita ci ricorda che dobbiamo tutti e sempre avere la forza di perdonare. Aggiungeremmo, con il dovuto rispetto, soprattutto la forza di capire. Perché perdonare non attiene alla sfera dei nostri sentimenti, non spetta a noi condannare o assolvere in una situazione straziante come questa, mentre comprendere è sempre necessario.

Un mese di vita, non osiamo neppure immaginare in quali condizioni, fra quali difficoltà, ma comunque di vita. Di inizio di un viaggio che avrebbe meritato comunque una chance, uno straccio di possibilità che questa madre o questo padre hanno ritenuto alla fine di non poter assicurare.

Ha o hanno sbagliato con orribili conseguenze, non comprendendo il corretto funzionamento di quella culla termica e lasciando il corpicino esposto all’intemperie senza far scattare l’allarme come previsto. Ma sono solo ipotesi e onestamente ci interessa fino a un certo punto scandagliarle.

Continuiamo a pensare a quanto poco sarebbe bastato, a quanto tante volte la differenza la possa fare una parola, una presenza. Qualcuno in grado se non di dare conforto, speranza e aiuto concreto almeno le indicazioni fondamentali per evitare una tragedia.

Non è un tema di colpe, anche se la magistratura farà – come sacrosanto – il suo lavoro. È un tema di consapevolezza, di informazione, di educazione.

Abbiamo tutti gli strumenti, abbiamo fatto giganteschi passi in avanti, abbiamo smesso di giudicare, bollare, ma tragedie simili accadono ancora ed è questo che proprio non riusciamo a perdonarci.

Di Fulvio Giuliani

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