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Porte aperte sul Conclave

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Il Conclave che inizia domani non sarà la trasposizione nella realtà dell’omonimo film di Edward Berger

Porte aperte sul Conclave

Il Conclave che inizia domani non sarà la trasposizione nella realtà dell’omonimo film di Edward Berger

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Porte aperte sul Conclave

Il Conclave che inizia domani non sarà la trasposizione nella realtà dell’omonimo film di Edward Berger

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Dimenticate tutto quello che avete visto in “Angeli e Demoni” e in “The Young Pope”. Il Conclave che inizia domani non sarà la trasposizione nella realtà dell’omonimo film di Edward Berger. La lettera segreta firmata sul letto di ospedale per escludere il cardinale Giovanni Angelo Becciu e i porporati riammessi al voto grazie ad aggiornamenti dell’annuario pontificio hanno rinverdito le fantasie di quanti amano proiettare sul Vaticano un’infinita trama alla “House of Cards”. Del resto già nel 1978 un’intervista ‘rubata’, circolata a Conclave già iniziato, costò al cardinale Giuseppe Siri il soglio petrino. La regola aurea per chi anela a diventare il successore di Pietro è quella di comportarsi come se non si fosse interessati alla papalina, subendo così meno insidie da parte di chi aspiri a calzare le scarpe pontificie. «Chi si umilia sarà innalzato» (Luca 14:11). Seguire gli insegnamenti del Vangelo paga sempre.

La Chiesa tedesca vuole il sacerdozio per le donne, i chierici statunitensi e africani chiedono una pastorale più stringente sui fedeli Lgbtq+ e una demarcazione più netta tra laici, religiose e sacerdoti. La comunità asiatica e del Pacifico preme per una Chiesa in uscita. Gli europei sono preoccupati per l’emorragia di vocazioni, le casse vaticane traballanti, le restrizioni al rito tridentino e puntano su un papa – se non italiano – almeno del Vecchio Continente (che detiene ancora la golden share). Il testo dell’accordo con la Cina (ignoto alla quasi totalità dei cardinali), la riforma della segreteria di Stato (privata del potere della borsa), l’autonomia dei vescovi e la piaga degli abusi sono chiodi fissi nella mente di ciascuno.

Prima di deporre la scheda, i cardinali chiamano Dio a testimone dell’onestà del loro voto. Mentre lo fanno, regge il loro sguardo il Cristo vorticante del “Giudizio Universale”, che scruta chinato sul banco il suo futuro vicario. Chi è cattolico ha fiducia nel discernimento che i porporati possono trarre dalla preghiera. Ma uno di loro, fine teologo, nel 1997 ruppe il tabù: «(…) il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare» (J. Ratzinger). Il Conclave è pur sempre un’elezione di secondo livello. Il Vaticano è infatti una monarchia senza dinastia e, pur con notevoli differenze, alcuni aspetti dell’elezione del nostro Presidente della Repubblica (in cui non sono ammessi candidature né discorsi) e di quelle del re della Malaysia o dell’ayatollah iraniano possono farci comprendere meglio le dinamiche di questo processo.

Non è per nulla scontato che un Conclave bergogliano si traduca in un papa bergogliano. Morto il ‘creatore’, le sue ‘creature’ (l’80% dei votanti) avranno vita propria. Chiunque sarà l’eletto godrà di una transizione di potere dolce che non riporterà in vita le tinte cruente del passato. Nell’897 Stefano VI processò il cadavere in putrefazione del predecessore Formoso per poi farlo gettare nel Tevere. A ridosso dell’anno 1000, Ottone III fece trascinare nudo per le strade l’antipapa Giovanni XVI (che aveva deposto Gregorio V) cui vennero anche mozzati lingua, naso e orecchie.

Sul finire del XIII secolo, per quasi tre anni non bastò scoperchiare il tetto, murare le porte e ridurre alla fame i cardinali per indurli a trovare un nuovo successore a Pietro. Al termine della cattività avignonese i porporati finsero di avere eletto l’anziano cardinale Tebaldeschi, vestendolo da papa, per placare la folla romana inferocita che premeva alle porte. Urbano VI, il vero pontefice, rischiò anni dopo di essere messo al rogo da una combutta di cardinali rivali. Per 17 volte i prìncipi della Chiesa tentarono invano di vincolare la primazia del vicario di Cristo, stipulando un contratto unanime all’inizio del Conclave. Benedetto IX si dimise tre volte. Si dice che Giovanni Paolo I, appena superato il quorum, di getto abbia esclamato: «Possa Dio perdonarvi per quello che avete fatto!».

di Lorenzo Farrugio

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