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Frana ad Ischia, la pazienza è finita

Non è stato l’abusivismo a determinare la frana dall’Epomeo, venuta già in una zona– come mostrano gli studi della Regione – dove si poteva edificare. Ma la manutenzione latente in un territorio roccioso e friabile: la pazienza dei cittadini è finita
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Frana ad Ischia, la pazienza è finita

Non è stato l’abusivismo a determinare la frana dall’Epomeo, venuta già in una zona– come mostrano gli studi della Regione – dove si poteva edificare. Ma la manutenzione latente in un territorio roccioso e friabile: la pazienza dei cittadini è finita
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Frana ad Ischia, la pazienza è finita

Non è stato l’abusivismo a determinare la frana dall’Epomeo, venuta già in una zona– come mostrano gli studi della Regione – dove si poteva edificare. Ma la manutenzione latente in un territorio roccioso e friabile: la pazienza dei cittadini è finita
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Non è stato l’abusivismo a determinare la frana dall’Epomeo, venuta già in una zona– come mostrano gli studi della Regione – dove si poteva edificare. Ma la manutenzione latente in un territorio roccioso e friabile: la pazienza dei cittadini è finita
La nottata non è ancora passata. Ora arriva un weekend assai temuto. Assieme a un piano di evacuazione, una via di fuga non solo per i residenti di Casamicciola Terme ma anche di Forio d’Ischia e del resto dell’isola. Oggi nuovo Cdm, si teme il peggio. Nella paura, nell’emergenza, servono idee chiare e tempestive. Possibilmente un metodo. “Fare presto” sembra essere la password condivisa dalle istituzioni che in questi giorni cercano di dare risposta a quella fiumana – civili, volontari, Protezione civile, forze dell’ordine – che sta dispiegando forze disumane per scavare nel fango e recuperare i corpi dei dispersi oppure una semplice traccia, sia essa una bambola o un cellulare. C’è un’umanità diffusa, a Ischia. Lo si vive nell’offerta continua di caffè e panini, di sorrisi, di pacche sulle spalle, di silenzi condivisi. Ci sono i ragazzi che spalano, con il terriccio sul viso, e quelli meno giovani passati attraverso la sofferenza. Tutti chiedono alle istituzioni un segnale forte per non sprofondare psicologicamente in quel fango. Restano mille edifici da ispezionare entro dopodomani, giorno che viene indicato come lo zenit del maltempo nel fine settimana. C’è una zona rossa da perimetrare nuovamente, non solo nei dintorni della frana. Ci sarà probabilmente da collocare altri dispersi, trovare altri letti: Federalberghi Ischia ne ha piazzati 500 nelle strutture ricettive della zona ma ci sono spazi per arrivare a un totale di 850-900. Chi ha già perso la casa si chiede dove finirà. Ci sono decisioni da prendere. Altri morti e altri dispersi non sono consentiti. Vanno sciolti i nodi irrisolti. Come la nomina di Giovanni Legnini a commissario straordinario dell’emergenza frana, da giugno commissaria prefettizia a Casamicciola Terme. Voluta dal governo Meloni ma respinta dalla Giunta della Regione Campania. Vincenzo De Luca preferisce una figura professionale esperta in gravi eventi emergenziali. La quadratura non si troverà facilmente se la Regione, come avvenuto due giorni fa, continuerà ad assentarsi nei vertici con tutte le altre forze in campo. Non c’è spazio per prove di forza, così come sono da comprendere e invitare alla moderazione i sindaci di Casamicciola Terme e Lacco Ameno che replicano alle accuse che si sentono arrivare addosso – soprattutto quella di abusivismo – surriscaldando così l’animo dei residenti, specie quelli che hanno scavato a mani nude con quasi metà del corpo immerso nel fango. Quell’etichetta – “abusivi” – non l’apprezzano. Specie se gli viene incollata sulle spalle da altre parti d’Italia che non siano la Campania. Quando accade, affilano il naso. Cambia il linguaggio del corpo. Abusivismo e manutenzione sono le due espressioni più utilizzate dall’epicentro della frana sino al porto di Casamicciola Terme, tra colate di fango e pietre di tufo. Sono questioni diverse che però si tengono assieme. Non è stato l’abusivismo a determinare la frana dall’Epomeo. Quel micidiale vortice venuto giù si è determinato in una zona – come mostrano gli studi della Regione – che non presenta criticità. Su cui sarebbe possibile edificare. Ma se la questione si sposta sulla manutenzione latente, sugli alvei ostruiti, sui valloni danneggiati, su un territorio roccioso e friabile, sulle briglie costruite dopo il terremoto del 1910 (considerate un capolavoro dell’ingegneria umana), sull’incuria maledetta da almeno 60 anni che ha causato la morte di diversi bambini, non devono finire in secondo piano le 28mila richieste di condono su 60mila abitanti e il solo 2% di abbattimenti di case abusive sul territorio a rischio. Va trovata una soluzione, prima della prossima frana o della prossima scossa. Politiche anti-abusivismo e manutenzione devono procedere insieme un secondo dopo la fine della fase emergenziale. C’è pure il lavoro della Procura di Napoli sul disastro colposo, per ora senza indagati. Resta una certezza: i residenti di Casamicciola Terme, di Lacco Ameno, di Forio e di tutta l’isola non sono certo a corto di umanità. Ma la loro pazienza è finita. Di Nicola Sellitti

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