Francesco, il Papa di tutti
Addio a Papa Francesco. Oggi l’ultimo saluto al Santo Padre. L’omelia di Battista Re. I 12 anni di Pontificato, l’eredità di Bergoglio

Francesco, il Papa di tutti
Addio a Papa Francesco. Oggi l’ultimo saluto al Santo Padre. L’omelia di Battista Re. I 12 anni di Pontificato, l’eredità di Bergoglio
Francesco, il Papa di tutti
Addio a Papa Francesco. Oggi l’ultimo saluto al Santo Padre. L’omelia di Battista Re. I 12 anni di Pontificato, l’eredità di Bergoglio
Roma – Addio a Papa Francesco. Sabato 26 aprile 2025 si sono tenuti i funerali del Santo Padre, in Piazza San Pietro. Qui, già dalle prime luci dell’alba, tantissimi fedeli si sono radunati per dare l’ultimo saluto al Papa. L’arrivo della bara è stato accolto da un lungo applauso, mentre il vento sfogliava le pagine del Vangelo, collocato sopra il feretro. Proprio come aveva espressamente chiesto Papa Bergoglio.
A celebrare i solenni funerali è stato il decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re, che ha ripercorso i 12 anni di Pontificato di Papa Bergoglio con una toccante omelia. A cominciare dalla scelta sul nome “Francesco”. Jorge Mario decise di optare su quel nome per rievocare la storia di San Francesco d’Assisi. Scelta che avrebbe poi rappresentato appieno la sua intenzione di volgere sempre uno sguardo agli ultimi. Il suo Pontificato, infatti, verrà ricordato proprio per questo: essere stato il “Papa degli ultimi, il Papa di tutti”.
Durante l’attesa delle celebrazioni, alcuni fedeli – moltissimi provenienti da tutto il mondo, in particolare dall’America latina, viste le origini argentine di Jorge Mario– hanno raccontato perchè Papa Francesco abbia segnato così tanto la Chiesa Cattolica. Tra i credenti, accorsi in Piazza San Pietro, vi è anche Álvaro Cordova Mendoza, rappresentante del DCYIA (Deaf Catholic Youth Initiative for the Americas – Iniziativa della Gioventù Cattolica Sorda per le Americhe), arrivato direttamente dal Messico.
“Papa Francesco era una persona molto aperta, soprattutto nei confronti delle persone con disabilità. – ci racconta Mendoza – Nel 2018 abbiamo avuto una riunione speciale con lui. In quell’occasione comunicò con i segni alle persone sorde e quest’ultime furono molto contente, perché il Santo Padre usò la lingua dei segni per parlare con loro”.
Proprio Mendoza avrebbe dovuto incontrare Bergoglio mercoledì: “Il pellegrinaggio delle persone con disabilità era stato programmato molti mesi prima – ci spiega – il 30 aprile avremmo dovuto incontrarlo, ma purtroppo non potremo mai più vederlo. Ma siamo qui per salutarlo spiritualmente”.
Bergoglio ha lavorato tantissimo per l’inclusione degli ultimi. E proprio il suo lavoro, più pratico, si è distinto da quello di Ratzinger, più teologico. Papa Francescosi è calato tra i più poveri, tra gli emarginati e gli esclusi dalla società. Tanto da aver modificato persino la funzione di oggi, per il suo ultimo saluto, evitando lo sfarzo e preferendo la semplicità.
“Papa Francesco era aperto a tutti. Con le sue metafore ha sempre cercato di illuminare grazie alla saggezza del Vangelo. E lo ha sempre fatto con spontaneità e semplicità”, ha dichiarato il decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re, durante l’omelia. “La sua capacità di ascolto, unita alla sua sensibilità, ha toccato i cuori di tutti. – ha continuato Re – Sua (di Papa Francesco ndr.) la convinzione che la Chiesa dovesse essere una casa per tutti e dalle porte sempre aperte. Bergoglio ricorreva spesso alla metafora della Chiesa come un “ospedale da campo” dopo una battaglia, dove prendersi cura, con determinazione, dei problemi degli altri. Una Chiesa in grado di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo. Innumerevoli i suoi gesti e le dimostrazioni a fianco dei migranti”. Parole divenute monito oggi, di fronte ai maggiori leader mondiali presenti per i funerali.
“Dei suoi 47 viaggi apostolici – continua l’omelia – resterà nella storia quello in Iraq nel 2021, compiuto sfidando ogni rischio di quel momento. Un balsamo sulle ferite aperte della popolazione irachena, che tanto aveva sofferto per l’opera disumana dell’Isis”.
“Al centro del pontificato di Bergoglio – ha spiegato Re – vi era il Vangelo della Misericordia. Papa Francesco non perdeva occasione per ricordare che ‘Dio non si stanca di perdonare chi torna sulla retta via’ ed è proprio per questo che volle un Giubileo straordinario della Misericordia. Quest’ultima, insieme alla gioia, sono state le due parole chiave del suo operato. Egli – in contrasto alla società dello scarto – ha parlato della cultura dell’incontro e della solidarietà”. E poi ancora, il tema della fraternità, da far rinascere a livello mondiale, “perchè siamo tutti figli del medesimo Padre’, amava ricordare Bergoglio, “apparteniamo tutti alla stessa famiglia umana e soprattutto, nessuno si salva da solo”.
Infine, di fronte all’infuriare delle guerre di questi anni, Papa Francesco ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace ed invitando alla ragionevolezza e ad un’onesta trattativa, “perché la guerra provoca solo morte”.
“Costruire ponti, non muri – ha concluso Re – questa era una delle tante esortazioni che Papa Francesco ha più volte ripetuto. Il suo servizio di fede è sempre stato congiunto al servizio dell’uomo”. Non ultima, la richiesta del Santo Padre: “Non dimenticatevi di pregare per me”.
Di Claudia Burgio
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