Grazie campione
Gianluca Vialli è morto all’età di 58 anni, dopo cinque anni dalla diagnosi di un tumore al pancreas
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Gianluca Vialli è morto all’età di 58 anni, dopo cinque anni dalla diagnosi di un tumore al pancreas
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Gianluca Vialli è morto all’età di 58 anni, dopo cinque anni dalla diagnosi di un tumore al pancreas
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Gianluca Vialli è morto all’età di 58 anni, dopo cinque anni dalla diagnosi di un tumore al pancreas
Gianluca Vialli se ne è andato a 58 anni, più di 40 dedicati al calcio. Le sue condizioni si erano aggravate nelle ultime settimane, tanto che la madre 87 enne era volata dall’Italia a Londra, dove era ricoverato il suo campione. A portare via il Capo delegazione della nazionale italiana di calcio, un infame tumore al pancreas che aveva stravolto la sua vita nel 2017.
Nasce a Cremona il 9 luglio 1964, quinto e ultimo figlio di una benestante famiglia di origine trentina, e vive nella tenuta di famiglia nell’hinterland cremonese. Tira i suoi primi calci all’oratorio di Cristo Re, al villaggio Po della sua città nativa, ed entra subito nel vivaio del Pizzighettone. Poi a causa di un problema burocratico non può giocare nei Giovanissimi dalla maglia biancazzurra, e il suo cartellino viene acquistato per mezzo milione di lire dalla Cremonese.
Nell’estate 1984 passa alla Sampdoria, dando inizio alla storia che ha conquistato un Paese intero. Come tutti i neoarrivati deve farsi spazio e lo fa con grinta, determinazione, forza, fino ad entrare nell’immaginario collettivo grazie ai suoi gol e alla sintonia con Roberto Mancini, più unica che rara. “I gemelli del gol” hanno segnato un’epoca con la loro classe cristallina: seconda punta l’attuale ct azzurro, centravanti Vialli. Sempre pronti a sorprendere le difese avversarie, a scambiarsi di ruolo a illuminare gli stadi con un inconfondibile mix di classe e forza. Tra le sette sorelle, risplendevano i gemelli. Un’affinità che andava ben oltre il campo, come hanno dimostrato i due calciatori soprattutto dopo aver appeso le scarpe al chiodo.
Tra i migliori centravanti degli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, Vialli rientra nella ristretta cerchia dei calciatori che hanno vinto tutte e tre le principali competizioni UEFA per club (Coppa dei Campioni, Coppa UEFA e la Coppa delle Coppe), unico fra gli attaccanti.
Vincitore di numerosi trofei in campo nazionale e internazionale, è stato capocannoniere dell’Europeo Under-21 1986, della Coppa Italia 1988-1989 — in cui ha stabilito, con 13 reti, il record assoluto di realizzazioni in una singola edizione del torneo—, della Coppa delle Coppe 1989-1990 e della Serie A nella stagione 1990-1991.
Vialli ha vestito anche le maglie della Juventus e del Chelsea, prima di allenare, sempre lasciando un segno inconfondibile. Cosa che gli è riuscita in maniera minore in nazionale anche a causa di problemi fisici. Si rifarà qualche anno dopo nel ruolo di Capo delegazione azzurra al fianco del suo amico Roberto. Se l’Italia è salita sul tetto d’Europa grande merito è anche merito suo.
Mentre gli azzurri giocavano le partite sul campo, lui ne giocava una decisiva con la dignità che distingue i veri campioni. Negli ultimi anni indossava spesso un maglione sotto la camicia per non far notare il suo drastico calo di peso dovuto al tumore.
Nel 2020 la malattia sembrava regredita, dopo 17 mesi di chemioterapia, un ciclo da 8 e un altro da 9 mesi. “Mi sento più fortunato di tanti altri”, aveva detto dopo quegli esami. Eppure, la paura restava, come aveva raccontato lui stesso, consapevole che si trattasse di una malattia infame. Qualche giorno fa l’annuncio di dover sospendere le attività con la Nazionale a causa di un aggravarsi delle condizioni.
In quell’abbraccio dell’estate scorsa insieme al suo amico Roberto, non solo la gioia per i successi, ma anche la paura negli occhi. Si sono stretti forte, Roberto a Gianluca, Gianluca alla vita.
Nel 2003 dà forma alla Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport onlus insieme a Massimo Mauro e a Cristina Grande Stevens. Decidono di fare qualcosa di concreto raccogliendo fondi da destinare alla prevenzione e la cura del Cancro e alla ricerca medico scientifica sulla sclerosi laterale amiotrofica.
Oggi l’annuncio che non avremmo mai voluto dare, a tre settimane dalla scomparsa di Sinisa Mihajlovic e a otto giorni dalla dipartita di Pelè.
Chi scrive ha avuto la fortuna di conoscerle Vialli durante una lezione universitaria. E l’onore di uscire con in testa una frase che ritrae la sua grandezza: “Dignità significa comportarsi correttamente anche quando nessuno ci vede”. E Gianluca ne è stato un esempio.
Grazie, eterno campione
Di Giovanni Palmisano
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