Il maestro Maddaloni a rischio sfratto
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                Rischia di chiudere la palestra di judo di Giovanni “Gianni“ Maddaloni di Scampia, a Napoli.
        
        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
Il maestro Maddaloni a rischio sfratto
Rischia di chiudere la palestra di judo di Giovanni “Gianni“ Maddaloni di Scampia, a Napoli.
        
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Il maestro Maddaloni a rischio sfratto
Rischia di chiudere la palestra di judo di Giovanni “Gianni“ Maddaloni di Scampia, a Napoli.
        
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AUTORE: Fulvio Giuliani
Questa è una storia che – ci sbilanciamo – si risolverà in qualche modo. Eppure lascia amaro e sincera incredulità intorno a sé.
Rischia di chiudere la palestra di judo di Giovanni “Gianni“ Maddaloni di Scampia, a Napoli. Parliamo di un simbolo dello sport italiano ai massimi livelli, inteso come area di sicurezza per ragazzi che senza un’attività agonistica e la guida di un maestro di vita rischierebbero di restare esposti ai pericoli e alle maliziose sirene della “strada“.
Gianni Maddaloni è una specie di missionario del judo e dello sport, un tecnico che sforna atleti di livello nazionale e internazionale, ma soprattutto donne e uomini. Come solo i grandi maestri sanno fare, nel mondo dello sport e non solo. Vide il figlio Pino trionfare alle Olimpiadi di Sidney del 2000, soprattutto ha visto decine e decine di ragazzi scegliere il tatami e lo judo, invece di bighellonare pericolosamente in pomeriggi piatti e tutti uguali.
È stato definito a ragione “un mito“ dal presidente del Coni Giovanni Malagó, ma al mito il Comune di Napoli oggi richiede affitti arretrati pari a 390.000 € e fissa e quasi 2000 il canone mensile.
Il Comune affidò a Giovanni Maddaloni la struttura in cui sorge la sua scuola nel lontano 2005, quando sindaco era Rosa Russo Jervolino e – particolare non proprio insignificante in questa storia all’italiana – nessuno ha mai chiesto al maestro di pagare un affitto. Anche in considerazione del fatto che nessuno paga per fare sport nella sua scuola. Una retta esiste, ma è puramente simbolica: la paga chi può permettersela, gli altri si allenano gratis.
A Gianni Maddaloni vengono regolarmente affidati ragazzi con condanne penali sulle spalle e tutti i casi più difficili su cui lavorare senza perdere un giorno, mirando al recupero e al reinserimento in società. Dal giorno dell’ingiunzione, Maddaloni si è limitato a ricordare quale sia la sua attività a Scampia e non l’ha fatta troppo lunga: o si trova una soluzione o si sbaracca.
La seconda ipotesi è semplicemente imbarazzante per la città di Napoli e per lo sport italiano in generale. Toccherà al sindaco Gaetano Manfredi intervenire, anche se per ora le dichiarazioni sul caso sono più di prammatica che altro.
Perché questo resta un Paese che ama contare le medaglie alle Olimpiadi e ai Mondiali e celebrare i suoi “eroi”, ma non ha ancora capito l’insostituibile valore sociale ed educativo dello sport. Sveglia.
di Fulvio Giuliani
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