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Kata e i buchi neri nelle nostre città

Kata e i buchi neri nelle nostre città

In questi giorni l’ex Hotel Astor di Firenze è diventato un luogo noto a tutti con la sparizione di Kata. Buchi neri all’interno delle nostre città
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A marzo un gruppo di persone armate era entrato per occupare un alloggio. A maggio dopo una lite una donna era precipitata dalla finestra. In questi giorni l’ex Hotel Astor di Firenze è diventato un luogo noto a tutti. Perché da lì è sparita Cata, la bimba di cinque anni di origine peruviana che insieme alla mamma e al fratello viveva in uno degli appartamenti occupati dell’ex struttura alberghiera. Ma le condizioni di quest’ultima – chiusa in periodo Covid e dove ora vivono abusivamente un centinaio di persone, fra cui una trentina di bimbi – in città sono note da tempo. La proprietà ha chiesto lo sgombero, la questione è stata trattata a un tavolo per l’ordine e la sicurezza, ma nulla finora si è mosso. E in questo vuoto si annidano e crescono situazioni limite, di cui l’occupazione degli immobili è soltanto la punta dell’iceberg.

Strutture come questa ce ne sono in tutta Italia. Enormi palazzoni diventati realtà separate, all’apparenza inespugnabili. Dove non c’è legge, dove spesso le condizioni igieniche sono terribili, dove compaiono di continuo allacci abusivi e scoppiano incendi (per esempio a Milano c’è un ex residence in zona via Padova: nove piani, duecento appartamenti e una rissa quasi ogni sera). Realtà dove la mancanza di un intervento tempestivo ha fatto sì che la situazione si incancrenisse.

Adesso, a Milano come a Firenze, esistono due opzioni: lo sgombero oppure lasciare tutto com’è. Perché intervenire significa identificare – se necessario arrestare – ma anche ricollocare. Con Cata all’ex Hotel Astor ci sono tanti altri bambini che evidentemente non possono semplicemente essere sbattuti in mezzo a una strada.

La realtà è che in certe situazioni alla fine è più comodo lasciar correre. Certo, almeno fino a quando non ci scappa il morto o succede che una bambina scompaia nel nulla. Ed è altrettanto vero che intervenire subito è invece l’unica strada per impedire che le occupazioni si moltiplichino, che dentro gli appartamenti occupati ci finisca chi spaccia così come quanti sono disperati e non sanno dove far dormire i propri figli. In quell’universo di illegalità ciascuno si fa giustizia da sé. Situazioni note alle stesse forze dell’ordine, che però poco possono se gli interventi avvengono soltanto quando succede qualcosa di grave.

Non si tratta di un tema politico, anche se gli sgomberi sono una battaglia della destra. Si tratta di un tema di rispetto delle regole. Di civiltà. Di convivenza ‘normale’. Poi certamente chi si trova in una situazione di bisogno non va abbandonato. Ma luoghi come l’ex Hotel Astor non devono esistere. Né oggi che una bimba è scomparsa né domani, quando di questa vicenda si smetterà di parlare.

di Annalisa Grandi

 

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