Napoli, se ne va Agostino ’o pazzo, il motociclista spericolato
Napoli, se ne va Agostino ‘o pazzo, figura “mitologica” da almeno mezzo secolo nella città partenopea
Napoli, se ne va Agostino ’o pazzo, il motociclista spericolato
Napoli, se ne va Agostino ‘o pazzo, figura “mitologica” da almeno mezzo secolo nella città partenopea
Napoli, se ne va Agostino ’o pazzo, il motociclista spericolato
Napoli, se ne va Agostino ‘o pazzo, figura “mitologica” da almeno mezzo secolo nella città partenopea
Oggi sarebbe un fenomeno virale, con sicuro effetto moltiplicatore attraverso i social e con talk show a tema, tra colpevolisti e innocentisti, sulle sue acrobatiche vicende. Una volta invece bastava il passaparola, e forse era meglio così. Ma se in Italia, a Milano o Udine “Agostino ‘o pazzo”, al secolo Antonio Mellino, morto da poco a 72 anni, dice poco o nulla, a Napoli è una figura mitologica almeno da mezzo secolo, finita per acclamazione nel linguaggio popolare. Una figura borderline, anche un filo oltre, a suo modo simbolo di una Napoli in cui i ribelli finivano spesso per trasformarsi in icone popolari, alimentando discussioni sulla cosiddetta “plebe partenopea”.
La sua leggenda è iniziata per caso, eludendo un posto di blocco tra i vicoli di Napoli con la sua Gilera 125. Stava andando dalla fidanzata contro il volere del padre. Semplicemente, non era possibile fermarlo. Era un ragazzo cui piaceva la velocità e ci provò gusto a fare da lepre per le forze dell’ordine, entusiasmando la folla che ne fece un mito dalla sera alla mattina.
C’era poi la questione del suo soprannome e qui la faccenda diventa nazionale, perché il suo mito era Giacomo Agostini, leggenda del motociclismo italiano con 15 titoli mondiali. Così scattò il soprannome, nella tempesta improvvisa di fama che il ragazzo riuscì a sollevare in quel periodo a Napoli.
Nell’estate del 1970, a diciott’anni non ancora compiuti, “Agostino ‘o pazzo” sfidò per quattro notti la polizia sgommando a tutta velocità lungo via Toledo – una delle vie più conosciute del centro cittadino di Napoli – con la sua moto.
Ad agosto dello stesso anno addirittura arrivò a far sapere a Polizia e Carabinieri orario e luogo dove sarebbe passato. Un appuntamento, una sfida palese, goliardia e ribellione. Così, si sviluppò un delirio collettivo, c’erano i ragazzini che si arrampicavano sui pali della luce per dare l’annuncio del suo imminente passaggio, c’erano ingorghi cittadini, c’erano centinaia di poliziotti e carabinieri – raccontano i cronisti del tempo – per fermarlo, proprio a causa dei motori modificati delle moto, che era un’abitudine, ovviamente da condannare, tra gli anni ‘70 e ‘80.
Ci furono scontri, lanci di sassi verso le forze dell’ordine, ci furono feriti ed arrestati. Da allora “Agostino ‘o pazzo” è rimasto scolpito nell’immaginario collettivo napoletano, non c’era nessuno che non lo conoscesse. C’è tuttora chi sostiene di averlo visto lanciarsi dal primo piano di un edificio restando illeso, per poi sfrecciare via, come se fosse la scena di un film.
Per quelle notti agostane fu poi arrestato, in Piazza del Gesù, al centro storico di Napoli, mentre era in auto con gli amici, fu portato al carcere minorile, al Filangieri. Gli fu scattata una foto segnaletica, sguardo basso e camicia a pois. Restò in carcere solo per tre mesi, poi tornò a vivere con la sua famiglia.
Il talento sulla moto lo portò addirittura nel cinema italiano. Umberto Lenzi, uno dei registi del genere poliziesco negli anni ‘70, lo scritturò in “Stress” e “Un posto ideale per uccidere”, cui seguirono “Maccheroni” di Ettore Scola e “La pelle” di Liliana Cavani.
In quell’ambiente incontrò Ornella Muti, Irene Papas ed Agostina Belli, con cui apparve in diverse sequenze motociclistiche. Fu anche stuntman e specialista delle cadute a Cinecittà, lavorò tre mesi nella produzione statunitense “I guerrieri del mondo perduto”. E secondo alcuni fu anche una sorta di ispirazione per il personaggio di Carlo Verdone in “Troppo forte”. Passò poi agli spettacoli comici, in cui comparve talvolta Massimo Troisi agli esordi, sino all’ultima passione: rigattiere competente con un negozio in una nota via del centro di Napoli, meta di curiosi che gli chiedevano foto e racconti.
Di Nicola Sellitti
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