La ministra per le Disabilità ha giustamente fatto sapere che la vicenda non è chiusa. Già il suo intervento chiarisce che la vicenda di Nina, la ragazza con la sindrome di Down a cui è stata negata dai professori la possibilità di fare l’esame di maturità perché ritenuto per lei “troppo stressante”, è una storia già diventata simbolo. La scuola deve includere, ribadisce ovviamente la ministra. Ovvio.
Va spiegato intanto che per le persone con disabilità sono previsti tre possibili percorsi scolastici: quello regolare, quello con obbiettivi minimi, cioè rimodulato ma che consente comunque di prendere il diploma, e il terzo, quello scelto dalla scuola per Nina, che alla fine dei cinque anni di scuola superiore porta a un attestato di competenze. Che però non ha alcuna validità.
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