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Non balla da sola

Milano ha saputo rispondere bene e meglio di altre città italiane al terribile contraccolpo della pandemia. Miniera di opportunità e di un sentire comune che finisce per coinvolgere chi già c’è e attrarre in modo irresistibile chi ha voglia di fare qualcosa di nuovo e diverso.
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Non balla da sola

Milano ha saputo rispondere bene e meglio di altre città italiane al terribile contraccolpo della pandemia. Miniera di opportunità e di un sentire comune che finisce per coinvolgere chi già c’è e attrarre in modo irresistibile chi ha voglia di fare qualcosa di nuovo e diverso.
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Non balla da sola

Milano ha saputo rispondere bene e meglio di altre città italiane al terribile contraccolpo della pandemia. Miniera di opportunità e di un sentire comune che finisce per coinvolgere chi già c’è e attrarre in modo irresistibile chi ha voglia di fare qualcosa di nuovo e diverso.
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Milano ha saputo rispondere bene e meglio di altre città italiane al terribile contraccolpo della pandemia. Miniera di opportunità e di un sentire comune che finisce per coinvolgere chi già c’è e attrarre in modo irresistibile chi ha voglia di fare qualcosa di nuovo e diverso.
Milano ha assorbito in fretta e meglio di molte altre città il terribile contraccolpo della pandemia. Ha ritrovato quel ritmo e quell’entusiasmo che hanno caratterizzato la cosiddetta golden age meneghina immediatamente precedente la disgrazia globale del Covid-19. Entrambe le tradizionali classifiche sulla qualità della vita di fine anno, redatte da “Il Sole 24 Ore” e da “Italia Oggi”, premiano l’impetuosa risalita del capoluogo lombardo fino al secondo posto assoluto. Per “Italia Oggi” è quinta, per “Il Sole 24 Ore” addirittura seconda dietro la sola Trieste. Classifiche a parte, con il loro carico di curiosità e anche quella quota di campanilismo che fa molto Italia, ciò che ci preme sottolineare non è tanto la ripresa milanese, ma ragionare sulle possibilità che offre a tutto il Paese. Il primo punto è esattamente questo: non si può pensare in termini di città-Stato per Milano, ma neppure per Londra o Parigi. Una metropoli che dovesse specchiarsi voluttuosamente, ritenendo di poter far da sé e per sé, finirebbe per auto soffocare il proprio slancio. Sono la storia e l’analisi della realtà di oggi a confortarci. Milano seppe interpretare il ruolo di guida nel boom economico italiano, fungendo da straordinario catalizzatore di risorse economiche, finanziarie e umane, ma costituendo con Torino e Genova il ‘triangolo industriale’ di allora e un vero e proprio polo nazionale. Non fu protagonista solitaria allora, dunque, come non avrebbe senso provare a esserlo nel mondo di oggi. È solo una pericolosa illusione, per qualsiasi città, voler trattare da pari a pari con Stati e intere aree industriali. Milano svetta oggi per finanza e servizi, una volta abbandonata l’antica vocazione industriale, ma non dobbiamo mai dimenticare che può abbracciare questa nuova vita perché è il punto di riferimento di una delle aree manifatturiere più sviluppate e innovative di tutta Europa. L’asse dell’autostrada A4, fra Milano e Brescia, resta un incredibile agglomerato industriale con pochi eguali nel continente. Il capoluogo ne è l’indispensabile polo finanziario, traendone al contempo grandi vantaggi. Altro elemento fondamentale e mai sottolineato troppo, la città è una miniera di opportunità per chi abbia voglia di coglierle. Parliamo della vera differenza con molte parti del Paese da tempo adagiate in una pericolosa routine. È proprio l’aria che si respira, qualcosa di immateriale e difficilmente descrivibile. Un sentire comune che finisce per coinvolgere chi già c’è e attrarre in modo irresistibile chi ha voglia di fare qualcosa di nuovo e diverso. Questa è l’essenza del ‘modello Milano’, ben oltre gli scintillanti grattacieli o le classifiche sulla qualità della vita. È il modello che dovremmo avere la forza di esportare in tutta Italia, approfittando dell’incredibile occasione che ci si para davanti. Parliamo dei soldi del Next Generation Eu, come negarlo, ma soprattutto di un approccio diverso, dopo la sconfortante era in cui abbiamo passato il tempo a guardarci l’ombelico. Non mancano squilli anche da alcune delle aree più difficili d’Italia, come i poli che stanno nascendo in Sicilia, Puglia e altre zone del Meridione, grazie alla spinta offerta dal digitale. Sono realtà spesso ancora troppo piccole o isolate fra loro per dare il via a quell’effetto volàno tipico dei distretti più sviluppati e all’avanguardia. Milano, da questo punto di vista, può offrire un know-how unico e un esempio vincente. Da imitare, non invidiare. di Fulvio Giuliani

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