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Paura con regia

Non possiamo più permetterci di archiviare come spontanei rigurgiti di ribellismo tutta la violenza di molte manifestazioni no-vax e no Green pass, in particolare come accaduto in Olanda e Belgio negli ultimi giorni.
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Paura con regia

Non possiamo più permetterci di archiviare come spontanei rigurgiti di ribellismo tutta la violenza di molte manifestazioni no-vax e no Green pass, in particolare come accaduto in Olanda e Belgio negli ultimi giorni.
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Paura con regia

Non possiamo più permetterci di archiviare come spontanei rigurgiti di ribellismo tutta la violenza di molte manifestazioni no-vax e no Green pass, in particolare come accaduto in Olanda e Belgio negli ultimi giorni.
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Non possiamo più permetterci di archiviare come spontanei rigurgiti di ribellismo tutta la violenza di molte manifestazioni no-vax e no Green pass, in particolare come accaduto in Olanda e Belgio negli ultimi giorni.
Dobbiamo osservare con grande attenzione quello che è successo negli ultimi quattro giorni in Olanda e Belgio. Perché è ‘casa nostra’ e perché non c’è nulla di casuale in quello che abbiamo visto. Le manifestazioni no-vax e no Green Pass, la sistematica ricerca dello scontro con le forze dell’ordine, la volontà di elevare il livello della tensione, sino a provocare la reazione della polizia (come avvenuto con tratti drammatici in Olanda), meritano una valutazione che sappia andare ben oltre la favoletta della reazione del ‘popolo’. Non possiamo più permetterci di archiviare tutto come spontanei rigurgiti di ribellismo, innescati dalla paura dei vaccini o dall’insofferenza alle restrizioni. La palese somiglianza delle tecniche di convocazione e raccolta dei manifestanti e lo svolgimento dei cortei stessi da Paese a Paese impongono valutazioni meno interessate al folklore e più attendibili sulla reale genesi di queste piazze. Non stiamo parlando di ‘grandi vecchi’, ma di manovre coordinate, interessi convergenti per elevare il livello di tensione, creare confusione e minare alla base la fiducia dei cittadini nei vaccini e nelle misure di contenimento varate dei governi. Le tattiche da guerriglia urbana più o meno soft sono così scoperte da non poter essere ignorate: in Italia ci si è limitati, per così dire, ad alzare la voce, minacciare i giornalisti e tirare qualche cazzotto. In Olanda e Belgio si è già andati a un livello superiore attaccando fisicamente le forze dell’ordine, come scritto, cercando con successo la loro reazione violenta. È un gioco pericolosissimo, che richiama manovre ben note e che contraddistinsero gli anni degli assalti pianificati ai vertici internazionali. Anche in quelle occasioni, nuclei ristretti ma molto ben organizzati, aggressivi e consapevoli avevano il compito di aizzare le folle e creare le condizioni per uno scenario da guerriglia urbana. Il resto lo facevano il tam tam social e la forza del numero in strada. Come si vede, se si vuole guardare, non è un fenomeno spontaneo o tantomeno italiano. Anzi, da noi si sono registrati un altissimo numero di manifestazioni, ma casi tutto sommato sporadici di violenza grave. Dobbiamo osservare con attenzione il fenomeno a livello europeo, dove sembra incanalarsi in una via già più pericolosa. Il contrasto deve essere culturale, per togliere la terra sotto i piedi alla narrazione che mira a dar credito alle teorie antiscientifiche, ma contemporaneamente di intelligence. Per studiare (abbiamo già sollevato qui il tema del ruolo dell’app di messaggistica Telegram, che va approfondito), individuare e infiltrare. Obiettivo: disarticolare i centri di convocazione e le ‘regie’ nazionali e internazionali. Il nemico è la paura, in tutte le sue forme: del vaccino, del caos, del futuro.   di Fulvio Giuliani

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