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Politica energetica oltre i rincari odierni

Sul gas non si può pensare solo a una strategia del breve periodo. Occorre che l’Europa si sieda allo stesso tavolo e prepari un piano pluriennale da qui al 2050. La Russia e la Libia sono mercati troppo volubili, serve cercare delle alternative sin da ora
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Politica energetica oltre i rincari odierni

Sul gas non si può pensare solo a una strategia del breve periodo. Occorre che l’Europa si sieda allo stesso tavolo e prepari un piano pluriennale da qui al 2050. La Russia e la Libia sono mercati troppo volubili, serve cercare delle alternative sin da ora
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Politica energetica oltre i rincari odierni

Sul gas non si può pensare solo a una strategia del breve periodo. Occorre che l’Europa si sieda allo stesso tavolo e prepari un piano pluriennale da qui al 2050. La Russia e la Libia sono mercati troppo volubili, serve cercare delle alternative sin da ora
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Sul gas non si può pensare solo a una strategia del breve periodo. Occorre che l’Europa si sieda allo stesso tavolo e prepari un piano pluriennale da qui al 2050. La Russia e la Libia sono mercati troppo volubili, serve cercare delle alternative sin da ora
Fa freddo in Italia e in Europa, il prezzo del gas sale di brutto e con lui vanno alle stelle le bollette di luce e riscaldamento. Perché faccia freddo è semplice, d’inverno va così. Sul resto bisogna ragionare. Il prezzo del gas sale per varie cause: il crescere della domanda; la politica ‘stringi e apri’ di Putin sulle forniture; il rischio di rallentamento di approvvigionamenti dalla Libia, dove nel Sud sono stati chiusi giacimenti di gas e di petrolio. A questi fattori occorre aggiungere – come ha ricordato ieri il presidente del Consiglio Mario Draghi – che i produttori di rinnovabili e di idroelettrico stanno facendo grandi profitti perché vendono al prezzo del gas ma che su questa voce si può tagliare. Per il resto, come uscire da quest’imbuto? L’Unione europea ha dato il via libera allo stoccaggio su base volontaria e le previsioni sono per un calo dei prezzi. Se confermate, si tratta di stabilire un percorso da qui al 2050 per superare la transizione e senza cambiare ogni giorno strategia. Per far ciò occorre avere fonti stabili e patti chiari, evitando così le bizze del mercato, il gioco di Putin sulle forniture – una leva, per Mosca, anche politica viste le questioni aperte con la Ue e la Nato – e senza rischiare i contraccolpi di un eventuale perdurare del caos libico. Perciò prima che un tavolo sulle bollette, come ha chiesto il leader della Lega Matteo Salvini, serve un tavolo europeo sull’approvvigionamento energetico che prepari un piano pluriennale da qui al 2050. E serve subito. Il primo passo dovrebbe essere quello dello sforzo di ogni singolo Paese Ue, nell’interesse comune di spingere al massimo ogni possibile e concreta produzione nazionale di energia, dal nucleare ai giacimenti di gas. Su questo confortano assai le parole del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, il quale ha sottolineato che «per abbassare le bollette del gas dobbiamo sfruttare di più i nostri pozzi», raddoppiando magari la produzione dai giacimenti italiani aperti. Era l’ora, visto che il gas italiano costa quasi niente. Si faccia per dare un sollievo, seppur parziale, al caro bollette che preoccupa gli italiani. Non possiamo però nascondere un certo scoramento. Sì, perché a opporsi al potenziamento delle estrazioni dal sottosuolo italiano del gas sono stati negli anni scorsi i 5 Stelle, oggi forza politica di maggioranza del governo Draghi (come peraltro dei due precedenti). La geopolitica di Putin dipende anche da Putin. Il caos libico dipende anche dai libici. Il mercato è il mercato. Ma le politiche energetiche le deve fare l’Ue, così com’è nella libertà di ogni Paese europeo, a cominciare dall’Italia, decidere su strategie comuni per ridurre i prezzi. Facciamolo, mettendo fine alla retorica del senza inquinamento fra trent’anni. Perché infatti si compia la rivoluzione energetica green sarebbe il caso di arrivarci, al 2050, vivi e non assiderati.   di Jean Valjean

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