Il ministro Cingolani auspica la riapertura dei giacimenti di gas in Adriatico. Ci si ricordi che con un decreto legge il governo Conte I sospese le procedure di conferimento di nuovi permessi di prospezione e ricerca, così come bloccò quelli già in essere, sia per aree in terraferma che in mare, con conseguente interruzione delle attività.
Con la relativa legge di conversione si avviarono i lavori per «la predisposizione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee allo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, da approvarsi entro 18 mesi». Così recita pomposamente a tutt’oggi il sito del Mise. I 18 mesi sono scaduti nell’ottobre 2020 e del Piano non c’è traccia.
Tuttavia il legislatore o forse qualche tecnico del Ministero – conscio dell’irresolutezza della classe politica al governo e del velleitarismo di certi proponimenti – previde che, qualora il Piano non avesse dovuto essere adottato, entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della citata legge sarebbe cessata la sospensione prevista per procedimenti e attività esistenti. Quindi nel febbraio scorso tutto sarebbe dovuto tornare come prima.
Invece si parla di riaprire ciò che avrebbe già dovuto essere operativo da 8 mesi. Si vorrebbe ricordare che la democrazia è l’arte di governare, non un’assemblea permanente fatta di buone intenzioni e proiezioni oniriche. Il governo si chiama “esecutivo”: reagite, fate qualcosa. I dibattiti lasciamoli ai giornali.
di Fabio Torrembini
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