Stefano Addeo, il post sulla figlia della premier, le scuse e l’algoritmo
Stefano Addeo, il post sulla figlia della premier, le scuse e l’algoritmo: chi è il prof (purtroppo) più discusso d’Italia

Stefano Addeo, il post sulla figlia della premier, le scuse e l’algoritmo
Stefano Addeo, il post sulla figlia della premier, le scuse e l’algoritmo: chi è il prof (purtroppo) più discusso d’Italia
Stefano Addeo, il post sulla figlia della premier, le scuse e l’algoritmo
Stefano Addeo, il post sulla figlia della premier, le scuse e l’algoritmo: chi è il prof (purtroppo) più discusso d’Italia
Altro che errore o leggerezza. Piuttosto, una follia. L’insofferenza verso una madre riversata sulla figlia, con l’aggravante che il genitore è il presidente del Consiglio, accendendo così la miccia di un fuoco mediatico – politico, che non accenna assolutamente a placarsi. Stefano Addeo è ormai – suo e nostro malgrado – il professore più discusso d’Italia. Cattedra in un istituto linguistico a Cicciano (Napoli), si è augurato via social che la figlia di Giorgia Meloni fosse vittima di quel che è accaduto a Martina Carbonaro, 14enne di Afragola, uccisa a sassate dall’ex fidanzato.
Si è poi scusato, spiegando – ma l’attinenza è tutta da identificare – che non rinnega le sue idee politiche, ostili al governo in carica. Sul suo profilo sono state rinvenute altre foto anti Meloni, anti Salvini ed anti Tajani. Poi, messo alle strette e avvolto da telefonate, post, offese per strada, ha “affidato” le sue colpe all’intelligenza artificiale, con l’algoritmo incaricato di elaborare un “post cattivo” seguendo le sue indicazioni.
Insomma, un campionario di bestialità, di scuse che davvero stridono con la figura di un educatore che cede alla tentazione di essere un troll. E in attesa dei provvedimenti disciplinari cui sarà sottoposto, con riunione straordinaria convocata il 2 giugno al Ministero dell’Istruzione, e anche degli eventuali riflessi penali per le sue performance via social, il docente campano prova a porre un argine. Provando a mostrare che non è un mostro, come viene tratteggiato su diversi quotidiani e siti vicini alla maggioranza.
Nelle interviste successive al suo post, ha spiegato che ora piangerebbe assieme alla presidente del Consiglio, consigliando alla figlia Ginevra di stare alla larga dai social network. Intanto, vanno registrate le posizioni di chi lo conosce da tempo e ancora non riesce a darsi una spiegazione dell’indegno post su Instagram.
“Ero incredulo, credevo che fosse una notizia falsa, ho dovuto controllare su diversi siti per avere la conferma di quello che era avvenuto. Mi spiace per il prof, ho con lui rapporti cordiali, non pensavo che potesse accadere una cosa del genere, nella vita tutto può accadere”. Così racconta a La Ragione il genitore di uno degli studenti del professore, “l’ho chiamato per dargli vicinanza umana.
Era provato e dispiaciuto, consapevole di aver sbagliato, l’ha ammesso immediatamente. Sulla questione dell’uso dell’intelligenza artificiale, mi ha spiegato che è stata una cosa involontaria. Al di là di tutto, è una cosa che non si fa, parlando in questo modo mi ha dato conferma che è la persona che conosco, motivo per cui sono ancora più sconcertato per la distanza che c’è tra la persona che è e quella che ha scritto quel post su Instagram”.
Ci sono anche i messaggi privati – che La Ragione ha avuto modo di visionare – in cui i suoi studenti gli mostrano vicinanza. “Colgo l’occasione per dirle che, in quel poco che sono riuscito a parlare con lei, ho trovato una bellissima persona, purtroppo sono pochi i professori che hanno così a cuore gli studenti, nonostante non siano i suoi”, gli scrive una studentessa delle sue classi. “Di tutti i professori, siete l’unico che in cinque anni mi ha veramente capita”, è un altro messaggio via Whatsapp di un’alunna. Sarà. Magari non è un mostro. Ma di sicuro ha rappresentato al meglio cosa rappresenti oggi l’odio da tastiera, piuttosto che misura e responsabilità. Responsabilità doppia, per un insegnante.
Di Nicola Sellitti
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