Eclisse nucleare
L’energia nucleare è energia pulita e più sicura di molte altre. Alcuni di noi l’avevano già compreso da tempo. Questo è un tema che viene spesso riproposto e su cui ancora si continua a discutere.
Eclisse nucleare
L’energia nucleare è energia pulita e più sicura di molte altre. Alcuni di noi l’avevano già compreso da tempo. Questo è un tema che viene spesso riproposto e su cui ancora si continua a discutere.
Eclisse nucleare
L’energia nucleare è energia pulita e più sicura di molte altre. Alcuni di noi l’avevano già compreso da tempo. Questo è un tema che viene spesso riproposto e su cui ancora si continua a discutere.
L’energia nucleare è energia pulita e più sicura di molte altre. Alcuni di noi l’avevano già compreso da tempo. Questo è un tema che viene spesso riproposto e su cui ancora si continua a discutere.
Dietro l’eclisse nucleare c’è l’eclisse della ragione.
Che a riproporre il tema sia un ministro che guida un dicastero prolissamente intitolato alla “Transizione ecologica” la dice lunga, anche delle inconsapevoli eredità e dei guasti non riparabili, dei danni prodotti dalla demagogia politica. Che no, non è nata ieri.
Prima delle stelle nel cielo brillava il sole che ride e che ancora se la ride alle spalle di quelli che standole a guardare, le stelle, manco sanno che le si sognava a carbone. L’Italia era un Paese all’avanguardia, nello sfruttamento civile e pacifico dell’energia nucleare. La si era messa al servizio della produzione e della crescita, senza alcuna ambizione, anzi con incancellabile repulsione dall’uso aggressivo. Ne traevamo vantaggio tecnologico e ne avremmo tratto grandi convenienze economiche.
Ma si decise di affondare tutto. I soldi li misero anche i petrolieri, i pregiudizi li mise l’inesauribile fonte dell’ignoranza, la manovalanza la fornì un verdismo del sole che rideva a spese altrui, la copertura politica la diede il Partito socialista, con particolare impegno del suo vice segretario Claudio Martelli. Così si conciliarono interessi lobbistici, desiderio esterno di tenere l’Italia fuori da quella corsa, propagandismo spicciolo e ambizione di fare di quello socialista un polo di attrazione à la page e senza la cui copertura nessuno avrebbe potuto far nulla.
In questa broda nacque il referendum del 1987. Che il nucleare fosse energia la cui produzione avrebbe rispettato l’ambiente non l’ha scoperto il ministro Cingolani. S’era giovinastri, in quel 1987, quando, con Edgardo Gulotta, scrivemmo “Il seme e l’atomo”. A dire: vanno bene assieme. Figurarsi. Anche allora ci dissero venduti ai potenti, e, per averne conferma, vi basterà cercare e non trovare il libro, visto che è fallita pure la nostra minuscola casa editrice. Che ridere. Ancora adesso basta parlarne e subito ti arrivano gli (a)social strali: e dove la metti Fukushima? Se è per questo c’è anche Chernobyl. Due disastri che dimostrano quanto sia sicura l’energia nucleare. Due colpe umane che si ricordano a memoria proprio perché isolate.
Mettete a paragone l’energia prodotta con le diverse fonti e i danni, incidenti e morti procurate. Prego. Scoprirete l’ovvio: il nucleare è più sicuro. O meno insicuro, se preferite. Noi italiani, del resto, dopo averlo ripudiato ancora lo usiamo, comperandone dalla Francia. Avete notizie di disastri, a parte il pagare ad altri quel che sapevamo fare da soli? E le scorie, che dici delle scorie? Sporcano meno dei gas emessi nell’atmosfera bruciando combustibili fossili, al punto che oggi si è disposti a pagare carissimo il rinculo.
Non c’è energia che non modifichi, o sporchi, se preferite, l’ambiente e, a parità di prodotto, la grigliata in riva al mare inquina più del nucleare. Ma non è questo il punto. Volevo dire una cosa diversa: il ministro Cingolani se la prende con gli ecologisti ‘radical chic’. Non so cosa ci sia di magico in questa definizione, che si appiccica a chiunque non si metta le dita nel naso in pubblico o rutti di soddisfazione, ma a me fanno paura i radicalmente sciocchi, quelli che ridono della barzelletta dopo averci pensato per ore e avere provato a capirla.
Le battaglie si fanno quando lo scontro è imminente, non quando è passato. L’Italia si è evirata sul nucleare, eclissando la ragione e la convenienza. Oggi il tema non sono tanto le fonti, quanto le tecnologie e scoprire di poterne comprare di nuove all’estero è da fessi transitoriamente ecologici.
Concentriamoci dove si possa guidare l’innovazione. Sappiamo farlo in molti settori. Riesumare l’ecologismo del sole ebete serve solo a ricordare quanto gli somigliammo, coerentemente poi osannando o irridendo Greta e i suoi fardelli.
di Davide Giacalone
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Tag: Italia
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