Festa del lavoro o vetrina del nulla?
Le ricorrenze possono essere occasione per ricordare, ma anche noia da dimenticare. La Festa del Lavoro è l’occasione in cui ciascuno prova a far vedere che si sta occupando dei lavoratori. Questo mette tristezza
Festa del lavoro o vetrina del nulla?
Le ricorrenze possono essere occasione per ricordare, ma anche noia da dimenticare. La Festa del Lavoro è l’occasione in cui ciascuno prova a far vedere che si sta occupando dei lavoratori. Questo mette tristezza
Festa del lavoro o vetrina del nulla?
Le ricorrenze possono essere occasione per ricordare, ma anche noia da dimenticare. La Festa del Lavoro è l’occasione in cui ciascuno prova a far vedere che si sta occupando dei lavoratori. Questo mette tristezza
Le ricorrenze possono essere occasione per ricordare, ma anche noia da dimenticare. Quelle private che segni in agenda sono anche quelle che tendi a scordare. La Festa del Lavoro è l’occasione in cui ciascuno prova a far vedere che si sta occupando dei lavoratori. Il che già mette tristezza.
Viviamo una stagione in cui gli occupati crescono di numero, ma non cresce parimenti la produzione di ricchezza. Si lamentano i salari bassi, ma sarà un dolersi formale e inutile se non si osserva che è ancor più bassa la produttività. Si invidia chi lavora poco e produce molto, non chi lavora molto e produce poco. E da noi, comunque, continuiamo a lavorare in troppo pochi. Ma non per questo cresce la disoccupazione, bensì si gonfia il plotone di quelli che non fanno niente e neanche ci provano. Lì si nascondono anche truppe che lavorano e non lo dicono, essendo così generate e generatrici di mercato nero. In evasione fiscale e contributiva.
Il Presidente della Repubblica ha ricordato che i salari medi degli immigrati sono inferiori del 25% rispetto a quelli dei nativi. Questi ultimi sono inferiori alla media europea e sono arretrati in potere d’acquisto rispetto al resto dell’Ue, che è cresciuto. Dove più e dove meno. Ma nessuno creda che la soluzione consista nell’aumentare i salari, perché se si fa solo quello chiudono le aziende. Quel quadro è il frutto di anni e anni passati a importare lavoratori a bassa qualificazione e a esportarne a media e alta qualificazione.
Che se ne ragioni in modo distorto è dimostrato dal fatto che dei primi si parla ininterrottamente e dei secondi – erroneamente denominati “cervelli in fuga” – se ne parla di rado e quasi sempre per chiedersi come farli rientrare. Segno che non se n’è capito niente. Perché il problema non è chi va a cercare opportunità. Ma che quelle disponibili in loco siano troppo povere di valore aggiunto e le ascese troppo lente perché incentrate sull’anzianità.
Misure specifiche per il mondo del lavoro possono sempre essere utili. Ma diventano manifesti che si scollano in fretta se non ci si rende conto che un mercato con poca concorrenza deprime sia la crescita che i salari, inducendo chi ha talenti a spenderli altrove. Qui manco il bagnino puoi fare, se non in via ereditaria. E fra poco riapriranno gli stabilimenti balneari e la noiosissima discussione sulla loro assegnazione. Altro che salari, questa è tutta una broda pauperistica che protegge quello di cui ci si dovrebbe liberare. A destra e a sinistra.
Fa piacere sapere che il governo e i sindacati s’incontreranno, ma la notizia dovrebbe essere il risultato, non l’appuntamento. Può essere utile appostare più soldi sulla sicurezza nei posti di lavoro, ma quando senti parlare di «percorsi formativi» temi subito che si sia persa la strada di casa.
Una ricerca fatta da Iref-Acli segnala che la possibilità di firmare un contratto con una retribuzione bassa è al Sud tre volte più alta che al Nord. Che serve di più per sapere che è il segno di un sottosviluppo che si autogenera? Ma se quei contratti fossero più onerosi la sola conseguenza sarebbe il rendere ancora più improbabile il firmarne uno e assai più forte la spinta ad andarsene via. Vanno squassati la morta gora delle rendite di posizione e il refluire delle acque putride verso la tolleranza del mercato nero. Altrimenti ci si tiene il sottosviluppo.
Volete che non siano giuste le parole contro le morti sul lavoro o quelle sui salari bassi? Ma serve a zero spenderle per la Festa e poi lasciare immutata la rete degli Uffici del Lavoro. Che servono a trovare il lavoro soltanto a quelli che ci lavorano. Costano e non servono. Mentre molti giovani restano intrappolati nel paradosso. Per ottenere un lavoro si chiede loro di avere esperienza. Senza esperienza non vengono assunti. E siccome non vengono assunti non avranno mai esperienza. Epperò si parla di “sfruttamento” per l’alternanza fra scuola e lavoro, quando non si tratta con un certo ribrezzo l’idea che l’istruzione sia funzionale alla produzione.
Buon Primo maggio.
Di Davide Giacalone
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