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Il lato oscuro del biglietto viola

Il mantenimento della banconota da 500 euro torna al centro del dibattito, dopo la richiesta di rimozione alla Commissione europea da parte di Italia, Belgio, Olanda, Spagna e Francia. Le scelte importanti riguardano la privacy e la tutela della tracciabilità.
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Il lato oscuro del biglietto viola

Il mantenimento della banconota da 500 euro torna al centro del dibattito, dopo la richiesta di rimozione alla Commissione europea da parte di Italia, Belgio, Olanda, Spagna e Francia. Le scelte importanti riguardano la privacy e la tutela della tracciabilità.
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Il lato oscuro del biglietto viola

Il mantenimento della banconota da 500 euro torna al centro del dibattito, dopo la richiesta di rimozione alla Commissione europea da parte di Italia, Belgio, Olanda, Spagna e Francia. Le scelte importanti riguardano la privacy e la tutela della tracciabilità.
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Il mantenimento della banconota da 500 euro torna al centro del dibattito, dopo la richiesta di rimozione alla Commissione europea da parte di Italia, Belgio, Olanda, Spagna e Francia. Le scelte importanti riguardano la privacy e la tutela della tracciabilità.
Il dibattito sul mantenimento delle banconote da 500 euro si è recentemente riacceso dopo la richiesta di cinque Paesi (Italia, Belgio, Olanda, Spagna e Francia) alla Commissione europea di toglierle dalla circolazione per contrastare evasione fiscale e riciclaggio. La fine di questi ‘pezzi’ sembra così segnata, dopo che nel 2019 la Banca centrale europea aveva smesso di stamparli, accentuando così il calo fisiologico per deterioramento di quelli in circolazione che, va ricordato, da qualche anno nessuno accetta volentieri. La telenovela era iniziata nel 2016, quando la Commissione europea aveva indicato queste banconote come un elemento facilitatore del finanziamento al terrorismo. Da qui il loro soprannome ‘Bin Laden’. Vedremo come andrà a finire, perché già nel 2019 alcuni Paesi sollevarono delle obiezioni circa l’utilità della misura e la tutela della privacy. Austria e Germania ottennero, infatti, una proroga di alcuni mesi per continuare a stamparle e – al di là dei motivi forniti dalla Bce («assicurare una transizione senza intoppi») – i dubbi erano e appaiono di stretta attualità. Privacy e tracciabilità dei pagamenti tutelano, infatti, interessi divergenti: più si riducono gli spazi per l’utilizzo del contante, più si è obbligati a pagare con strumenti che ‘tracciano’ le spese. Si tratta, quindi, di scelte di estrema delicatezza, anche per evitare gli effetti positivi (ma per le località oltreconfine) e negativi (questa volta in Italia: su nautica, negozi di lusso, località turistiche…) determinati dalla introduzione, nel 2012, del limite di mille euro per i pagamenti in contanti. Quanto all’effettiva utilità della misura, peraltro analoga a quella adottata dal presidente Nixon nel 1969, si vedrà, anche se l’impressione è che si continui a guardare il presente con gli occhiali del passato. È vero che tangenti e altri illeciti hanno ‘viaggiato’ in bottiglie di spumante e sono stati poi conservati in cassaforte e non in frigo o in pacchetti di sigarette. Il presente, invece, racconta dei ‘Pandora papers’, scoperti – a 5 anni dagli analoghi ‘Panama papers’ – da ICIJ, il consorzio internazionale dei giornalisti investigativi. Milioni di tracce finanziarie in vari paradisi fiscali, schermate da società offshore, con 29mila beneficiari, a disegnare un’economia sommersa – nel senso di ignota al fisco dei rispettivi Paesi – che non sembra aver avuto problemi con i limiti all’uso del contante e che non appare minimamente minacciata dalla futura scomparsa dei pezzi da 500 euro.  Insomma, mentre la ‘difesa’ guarda queste banconote – ricordando il compianto Gianni Brera e la sua ‘difesa a presepe’ – l’‘attaccante’ pare essere andato tranquillamente in porta. E sembra destinato a continuare a farlo. di Maurizio Bortoletti  

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