Mediobanca e la grande fuga
Nel caso dell’affaire Mps-Generali-Mediobanca c’è da registrare la – letteralmente – ‘grande fuga’ (absit iniuria verbis per Steve McQueen)
Mediobanca e la grande fuga
Nel caso dell’affaire Mps-Generali-Mediobanca c’è da registrare la – letteralmente – ‘grande fuga’ (absit iniuria verbis per Steve McQueen)
Mediobanca e la grande fuga
Nel caso dell’affaire Mps-Generali-Mediobanca c’è da registrare la – letteralmente – ‘grande fuga’ (absit iniuria verbis per Steve McQueen)
Abbondano i retroscenisti (più inattendibili che gossipari), tutti convinti di avere le ‘dritte’ giuste. Dal maggio 1971 a fine 1973 (anni di piombo, di scioperi selvaggi, stagflation, primo shock petrolifero, fine della convertibilità del dollaro in oro) un settimanale si era inventato la rubrica con l’enigmatico pseudonimo di Bancor: nulla di shakespeariano, salvo l’autorevolezza dell’allora governatore della Banca d’Italia, Guido Carli. Il quale, oltre a diventare poi presidente di Confindustria, fu l’unico a prevedere la crisi economica globale del 15 agosto 1971 decidendo, già in primavera, di tutelare le riserve di Bankitalia convertendo i dollari in oro: proprio per questo litigò ferocemente con il potentissimo Henry Kissinger, segretario di Stato Usa, che gli fece fare tre ore di anticamera.
Il “banchiere anziano” e l'”agente di Borsa”
Oggi c’è un editorialista che utilizza la figura retorica del “banchiere anziano”, mentre un secondo si abbraccia ai virgolettati del vecchio “agente di Borsa” per azzardare previsioni che non se la sente di fare proprie. Chi scrive preferisce invece attenersi ai fatti perché questi, come i numeri, hanno la testa dura.
L’affaire Mps-Generali-Mediobanca
Ebbene, nel caso dell’affaire Mps–Generali-Mediobanca c’è da registrare la – letteralmente – ‘grande fuga’ (absit iniuria verbis per Steve McQueen). Stiamo parlando dei soci storici di Mediobanca che lasciano Piazzetta Cuccia. Il tutto in uno scenario, questo sì, ancora in movimento e che potrebbe riservarci altre ‘sorprese’, dopo quelle già poco edificanti che il risiko bancario (peraltro dovuto all’eccessiva liquidità degli istituti di credito) ha fatto emergere. Sullo sfondo Alberto Nagel, che attende di vedere come evolve l’arma giudiziaria. Cioè l’inchiesta della Procura di Milano sulle dismissioni di quote di Mps effettuate dal Mef (in quel momento unico azionista della banca salvata a carico dei contribuenti). È quindi reale l’opzione che la partita sia sempre meno di mercato (mentre così sarebbe logico) e sempre più inquinata da influenze politiche, come mai dovrebbe essere.
Mediobanca: i fatti degli ultimi giorni
Ma restiamo ai fatti degli ultimi giorni. Ci sono bei nomi, tutti azionisti di lungo corso, che hanno lasciato Mediobanca prima dell’arrivo di Mps. A far suonare il primo campanello d’allarme è stata la decisione di Mediolanum (con gli eredi del fondatore Ennio Doris, Massimo e Sara) di vendere l’intera partecipazione in Mediobanca – pari al 3,49% del capitale – attraverso un accelerated bookbuilding da 548 milioni di euro. L’operazione ha fatto scendere il valore del titolo del 4,2% nella sola seduta del 1° luglio, giorno del nullaosta di Consob all’offerta lanciata dalla banca senese. Si sono poi accodati Pittini (acciaio), Monge (pet food), Acutis (Vittoria assicurazioni) e altri ‘pattisti’ storici come Gavio (direttamente e tramite la holding Aurelia), che hanno tutti ridotto progressivamente le proprie partecipazioni.
Il risultato
Il risultato? Oltre che in Borsa (con una capitalizzazione giù di circa 800 milioni), l’impatto maggiore è stato sul fronte della governance. Infatti l’accordo di consultazione fra soci – lo storico patto che ha sempre rappresentato il baricentro del controllo ‘morbido’ su Piazzetta Cuccia – si è ridotto dall’11,61 al 7,88% del capitale, indebolendolo parecchio in un momento chiave. Inoltre il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, non esercitando il golden power spiana la strada a Delfin e Caltagirone, che diventano così i ‘soci forti’. Che dire? In tempi fecondi di nuove fattispecie di illeciti, per essere diplomatici ed evitare guai si potrebbe forse scrivere di “oltraggio al mercato”. Anche se i pretori d’assalto non ci sono più.
di Franco Vergnano
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