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Meriggiare, l’Italia e le previsioni relative alla crescita della ricchezza

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Le previsioni relative alla crescita della ricchezza vedono in prima fila Paesi come la Grecia, il Portogallo e la Spagna

Meriggiare, l’Italia e le previsioni relative alla crescita della ricchezza

Le previsioni relative alla crescita della ricchezza vedono in prima fila Paesi come la Grecia, il Portogallo e la Spagna

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Meriggiare, l’Italia e le previsioni relative alla crescita della ricchezza

Le previsioni relative alla crescita della ricchezza vedono in prima fila Paesi come la Grecia, il Portogallo e la Spagna

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So che il ridimensionamento della nostra crescita a un misero +0,4% desta soltanto un’emozione passeggera. Diciamo pure che è già passata senza essersi dati troppa pena di capire quel che sta succedendo, rassegnati al meriggiare che Eugenio Montale vide «pallido e assorto / presso un rovente muro d’orto», convinti che quel tempo sospeso in cui nulla accade e nulla cambia – quel cullarsi nella convinzione che è da fessi credere possa andare diversamente e da rompiballe supporre che andrà malamente – sia la ricetta vincente, se non proprio intelligente. La colpa non è del governo e il fatto che dall’opposizione non ci si mostri diversi non comporta neanche che la colpa sia della politica: è di tutti quelli che si rifiutano di guardare la realtà.

Le previsioni relative alla crescita della ricchezza vedono in prima fila Paesi come la Grecia, il Portogallo e la Spagna

Le previsioni relative alla crescita della ricchezza vedono in prima fila Paesi come la Grecia, il Portogallo e la Spagna. Economie diverse, più piccole, meno legate alle esportazioni. Tutto quello che volete, ma c’è qualcuno che ancora ricorda che si tratta di Paesi di cui uno fu salvato dalla bancarotta e gli altri due volontariamente ricorsero all’aiuto del Meccanismo europeo di stabilità? Non dovevano essere sderenati e affamati dalla mano adunca pronta a rubarne la sovranità? Non è questo il motivo per cui l’Italia imbambolata dalle fesserie è ancora il solo Paese Ue a non avere ratificato il Mes? Ci torno subito, perché questo è un punto da cui dipende molto del nostro benessere futuro.

L’Italia non è ultima in quelle previsioni relative alla crescita della ricchezza

In quelle previsioni non siamo gli ultimi, perché la Germania è quotata a un risicato +0,2%. In base a cosa, però, per i prossimi due anni la Germania è quotata in crescita di un ulteriore bel punto percentuale (1,2%), mentre noi raddoppieremo la miseria dello 0,4 (0,8%)? Perché in Germania cominceranno a entrare in circolo i soldi della spesa pubblica in deficit. Il che creerà nuovi squilibri ma per noi anche dei vantaggi, visti i legami fra i due sistemi produttivi. E prima che cominci la solfa del privilegio tedesco di far debiti (perché non ne fecero) mentre noi non possiamo (perché ne facemmo a schiovere), sarà bene ricordare che il prossimo sarà l’ultimo anno dei fondi europei che alimentano il Pnrr. Noi gli investimenti di soldi pubblici ce li stiamo già giocando.

Perché gli aiuti europei producono altrove salti produttivi? E perché il deficit tedesco produce crescita e il nostro maggiori oneri del debito?

La questione è: perché gli aiuti europei producono altrove salti produttivi? Perché il deficit tedesco produce crescita e il nostro maggiori oneri del debito? La risposta è: perché chi prese i soldi dei salvataggi o del Mes fu costretto a fare riforme del mercato interno (mentre per il Pnrr si va a consuntivo) e i tedeschi investiranno per cambiare il sistema produttivo, mentre noi votiamo quelli che spendono i soldi promettendo di non cambiare niente e dare tanto.

Siamo noi che usiamo i poteri del governo per storcere il mercato nel settore bancario, per conservare le concessioni senza gare, per negoziare gli stipendi del settore pubblico senza alcun premio alla produzione e al merito, per spendere in energia il doppio degli altri caricando la bolletta di fisco e oneri di rete, per far perdere inutilmente un anno anche solo per regolare il Noleggio con conducente. Immobili e chiacchieroni.

Dopo tre anni noi italiani non abbiamo neanche le carte del Ponte di cui si parla ossessivamente

Dopo tre anni non abbiamo neanche le carte del Ponte di cui si parla ossessivamente, senza che abbia alcun senso prendersela con una Corte o un ufficio o anche un ministro: è l’incapace ignoranza di chi non conosce la macchina del governare a tenere tutto a bagnomaria. Intanto la Banca d’Italia informa che quel che di una gigantesca evasione fiscale è stato recuperato lo si deve ai sistemi di pagamento elettronici. Com’è ovvio, ma come anche fu avversato. Tempo e soldi persi nel niente.

Occhio però, perché Montale fu acuto nell’osservare che ci si può pure tristemente meravigliare nel meriggio, ma poi si scopre che la muraglia «ha in cima cocci aguzzi di bottiglia». Più si perde tempo e più quella si alza, tanto che per superarla – come pure si dovrà fare – ci si straccerà le brache e ci si procureranno guai. Ma non lo si coglie nell’ora morta, non ci si crede.

di Davide Giacalone

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