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Rincari università, l’allarme dell’Udu

L’Unione degli studenti universitari (Udu) lancia l’allarme: la situazione rincari università è peggiorata. “Non ci sono le condizioni economiche per studiare”

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Rincari università, l’allarme dell’Udu

L’Unione degli studenti universitari (Udu) lancia l’allarme: la situazione rincari università è peggiorata. “Non ci sono le condizioni economiche per studiare”

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Rincari università, l’allarme dell’Udu

L’Unione degli studenti universitari (Udu) lancia l’allarme: la situazione rincari università è peggiorata. “Non ci sono le condizioni economiche per studiare”

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L’Unione degli studenti universitari (Udu) lancia l’allarme: la situazione rincari università è peggiorata. “Non ci sono le condizioni economiche per studiare”

La situazione è peggiorata rispetto al precedente anno accademico. Torneranno le tende e anche altre forme di protesta. La mobilitazione non è dovuta solo al caro affitti ma in generale al diritto allo studio che non è più garantito in Italia. Non ci sono le condizioni economiche per studiare”.

La denuncia che arriva da Camilla Puridda, coordinatrice nazionale dell’Unione degli studenti universitari (Udu), inaugura l’autunno caldo dell’università e della scuola italiana, in attesa della ripresa delle lezioni, tra caro (e carenza di alloggi) e il costo cresciuto a dismisura dei libri di testo, dei trasporti.

Quattro mesi fa gli studenti in tenda di fronte alla maggior parte delle università d’Italia hanno portato all’attenzione del governo e del dibattito pubblico il problema del caro affitti. Secondo un recente report di Immobiliare.it, il tormento del fuorisede è ampiamente giustificato: occorrono 622 euro al mese per una stanza a Milano (+1% rispetto al 2022), salgono i costi anche a Bologna (482 euro), poi in classifica c’è Roma (463 euro), con Firenze nella top 5 e Napoli (363 euro) e Bari (356 euro) in crescita rispettivamente dell’8% e 29%.

Sull’onda del tam tam mediatico e della protesta in tenda in diversi atenei italiani, il governo ha stanziato circa 660 milioni di euro per il caro alloggi (cifra inserita nel Pnrr) puntando sull’housing universitario, che è la riforma che mira a triplicare i posti letto disponibili per gli studenti fuori sede da 40 mila a oltre 105 mila entro il 2026, con la realizzazione, da parte di soggetti privati, di nuove strutture di edilizia universitaria, grazie alla copertura degli oneri relativi ai primi tre anni di gestione delle strutture, da parte del MUR.

Il fondo è stato incrementato con 300 milioni nel processo di rimodulazione del Pnrr ma si è ancora alle prime fasi, fa notare l’UDU. Il MUR ha chiuso da poco un avviso pubblico nel quale ha svolto un censimento di immobili pubblici adibibili ad alloggi universitari. Ora seguirà un altro avviso pubblico per trovare i soggetti attuatori che realizzeranno effettivamente le residenze.

Ma si andrà oltre il caro alloggi. Ci sono altre voci che rendono complicata la gestione economica della vita universitaria. “Per chi frequenta i corsi umanistici, ci sono costi fino a tremila euro annui”, sottolinea la coordinatrice Udu, “Vogliamo sottolineare anche l’emergenza libri: costano sempre di più, cambiano continuamente le edizioni, si costringe in pratica gli studenti a fotocopiarli per poter studiare. E poi c’è anche l’innalzamento del costo dei trasporti, sebbene diverse città italiane, da Nord e Sud, si stanno attrezzando: uno studente proveniente da una famiglia a basso reddito può viaggiare gratis a Napoli come a Bologna ma anche spendere fino a 200 euro all’anno se si trova a Milano, come rivela il portale Skuola.net.

Nel frattempo, la mobilitazione è alle porte, con l’Udu che sottolinea un’altra sottovalutata questione: “La nostra volontà è tutelare anche lo studente idoneo ma non beneficiario, ossia che avrebbe diritto a ricevere il sostegno per il diritto allo studio all’università, come sancito dalla Costituzione, ma ne resta escluso perché i fondi sono insufficienti”, spiega Camilla Puridda.

Gli studenti che restano senza supporto pur possedendo tutti i requisiti per accedervi sono ancora una realtà in Italia: secondo i dati del MUR (anno 2020/2021) si arriva al 2% del totale, più di cinquemila studenti degli oltre 243 mila idonei.

di Nicola Sellitti

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