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Bagnoli: tra passato, presente e futuro

Promesse messe in fila dai governi e puntualmente tradite, piani e progetti, commissari vari, delusione e rassegnazione. Così Bagnoli oggi prova a rinascere

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Bagnoli: tra passato, presente e futuro

Promesse messe in fila dai governi e puntualmente tradite, piani e progetti, commissari vari, delusione e rassegnazione. Così Bagnoli oggi prova a rinascere

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Bagnoli: tra passato, presente e futuro

Promesse messe in fila dai governi e puntualmente tradite, piani e progetti, commissari vari, delusione e rassegnazione. Così Bagnoli oggi prova a rinascere

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Promesse messe in fila dai governi e puntualmente tradite, piani e progetti, commissari vari, delusione e rassegnazione. Così Bagnoli oggi prova a rinascere

Promesse messe in fila dai governi e puntualmente tradite, piani e progetti, commissari vari, delusione e rassegnazione. Così Bagnoli, deturpata nei decenni. Con la sigla del Protocollo per la riqualificazione e rigenerazione del sito di interesse nazionale Bagnoli-Coroglio, siglato a Napoli tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e il Commissario straordinario per Bagnoli e sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ora sul tavolo per ci sono 1,2 miliardi di euro, ricavati dai fondi di Coesione, per gli interventi di risanamento ambientale e rigenerazione urbana del comprensorio: dal completamento dell’infinita bonifica del parco urbano alla realizzazione delle infrastrutture energetiche e idriche, poi c’è la questione della colmata, ossia la piastra di cemento piena di scarti industriali realizzata alla metà degli anni ‘60 per consentire l’ampliamento del sito siderurgico, realizzata riempiendo il tratto di mare compreso tra i due pontili a servizio dello stabilimento. Mai è stata rimossa, sebbene sia stata rilevata nel tempo la presenza di amianto, arsenico e mercurio. Ora dovrebbe essere “sigillata”, senza danni ambientali e a un costo minore. 

Infine, c’è la bonifica degli arenili per rendere balneabile una delle baie più belle del mondo, potenziale magnete di turisti che Nitti individuò per lo sviluppo industriale all’inizio del ‘900, portando alla nascita dell’Ilva prima, Italsider poi, con la chiusura dell’acciaieria che ha portato al disastro ambientale, alla fine del movimento operaio organizzato e all’isolamento di Bagnoli. Un concentrato di bellezza abbandonato a se stesso. 

Ora ci sono i soldi, i progetti. C’è, a quanto pare, anche una visione comune tra governo e amministrazione cittadina. “C’è una roadmap stabile, affidabile, precisa”, ha chiarito il Commissario Manfredi, sancendo il protocollo con il governo. Nel quartiere di Bagnoli c’è invece disillusione e rabbia, manifestata anche il giorno della sigla del Protocollo da decine di manifestanti. D’altronde, della bonifica dell’area davvero si parla da almeno 30 anni. Nel 1994, un anno dopo la chiusura dell’ILVA, furono stanziati i primi 400 miliardi di lire. Si partì con i lavori, ma emersero problemi per la stabilità del suolo. La demolizione dei vecchi edifici andò avanti per una decina di anni mal contati e mai è stata portata a termine. Otto anni dopo il Comune di Napoli aprì Bagnolifutura, società per la riqualificazione dell’area industriale: un parco, una spiaggia, un parco dello sport, infrastrutture per i turisti. Poi, i ritardi, poi i primi sequestri dei terreni per le mancate bonifiche, poi gli arresti della Procura di Napoli: l’accusa di disastro ambientale, sino ai progetti di Invitalia (siamo a cinque anni fa), tra il parco naturale, la colmata, il bosco per il recupero delle piante arboree e delle specie protette. E siamo a oggi, dove, a quanto pare, nulla manca per ripartire.

di Nicola Sellitti

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