Caccia italiani, lo scudo tricolore per la Polonia
Caccia italiani, lo scudo tricolore per la Polonia
Caccia italiani, lo scudo tricolore per la Polonia
Anche l’Italia gioca la sua parte nelle missioni per il rispetto del diritto internazionale, in particolare nel controllo dei cieli sul Mar Baltico, zona “caldissima” al confine tra Europa e Russia dove i nostri jet di recente si sono levati in volo per un cosiddetto scramble (decollo in tempi rapidissimi e successivo controllo di aerei fuori rotta o non identificati) a seguito dell’avvistamento di velivoli russi.
Nell’ambito della task force Air White Wings non si è trattato di un caso isolato di air policing: «Siamo un po’ la polizia del cielo: in generale significa dover intervenire quando un velivolo civile o militare non rispetta le regole di navigazione del diritto internazionale» spiega il colonnello Salvatore Florio, comandante della task force. «Per esempio aiutiamo a ristabilire il contatto radio, a verificare che il velivolo si attenga alla rotta prestabilita ma, nel nostro caso, soprattutto controlliamo gli spazi aerei della Polonia sulle acque internazionali. Se, come accaduto, vi entrano aerei stranieri – e quasi sempre sono quelli con la stella rossa sulla coda, quindi russi – verifichiamo quanti sono, dove si posizionano e perché».
Da qualche tempo la situazione in zona è diventata particolarmente sensibile: «Ci sono esercitazioni navali e assetti della Nato. L’intelligence ci parla di un’intensificazione dell’attività non tanto sull’intera area baltica, da San Pietroburgo alla Danimarca, quanto a Ovest di Kaliningrad» spiega Florio, riferendosi alla zona ad altissima tensione dove lo scorso giugno la Lituania aveva deciso di bloccare il corridoio di Suwalki, tagliando fuori l’enclave russa dai rifornimenti di cibo e materie prime. «Kaliningrad è un territorio russo a tutti gli effetti che confina con Lituania e Polonia; proprio da lì sono decollati diversi aerei che hanno sforato nello spazio aereo polacco a 30-40 miglia sul Baltico, spingendosi anche fino agli spazi aerei svedese e tedesco e all’isola danese di Bornholm, nell’area divenuta ben nota per il sabotaggio del gasdotto Nord Stream». Da qui l’azione anche dei piloti dei caccia italiani: «Questo tipo di assetto è definito “buio” perché gli aerei volano spesso a bassa quota e non sono completamente sotto la copertura radar. I nostri mezzi riescono comunque a identificarli, distinguendo tra caccia o cargo e capendo soprattutto se abbiano armi da difesa od offesa, riuscendo a fotografarli. Noi restiamo “con loro”, ne verifichiamo la rotta e il comportamento fino a quando non rientrano nello spazio aereo di Kaliningrad; possibilmente, attendiamo anche che atterrino» prosegue il colonnello Florio.
Un’attività continua garantita da sei aerei, quattro dei quali sempre in costante allerta. «Si tratta di Eurofighter, caccia di quarta generazione plus, i più moderni costruiti in Europa; con i rispettivi piloti e il personale di supporto logistico a terra siamo in tutto un centinaio di persone» conclude il comandante della task force Air White Wings, iniziata lo scorso agosto e che dovrebbe terminare il 1° dicembre. Una presenza italiana importante, in ambito Nato, per garantire la sicurezza degli alleati.
di Eleonora LorussoLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche