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Elezioni europee: uno sguardo ai futuri risultati

Della libertà si gode, ma si deve anche esercitarla. I diritti si difendono, ma ai doveri non ci si sottrae. Buon voto

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Elezioni europee: uno sguardo ai futuri risultati

Della libertà si gode, ma si deve anche esercitarla. I diritti si difendono, ma ai doveri non ci si sottrae. Buon voto

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Elezioni europee: uno sguardo ai futuri risultati

Della libertà si gode, ma si deve anche esercitarla. I diritti si difendono, ma ai doveri non ci si sottrae. Buon voto

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Della libertà si gode, ma si deve anche esercitarla. I diritti si difendono, ma ai doveri non ci si sottrae. Buon voto

Nel prossimo numero, martedì, commenteremo i risultati delle elezioni europee. I criteri bisogna darseli prima, per coerenza e onestà intellettuale. I risultati di un voto democratico, quale quello europeo, si rispettano, ma non per questo si è tenuti a condividerli. Il popolo è sovrano, ma chi dissente non è suddito. Alcuni esiti sono già oggi anticipabili.

1. È stato osservato che gli alleati politici in Italia vedranno i loro eletti iscritti a gruppi parlamentari diversi, al Parlamento europeo. Si tratta di un dato irrilevante. Intanto perché accadrà la stessa cosa in altre democrazie europee; poi perché sono già iscritti a gruppi parlamentari nazionali diversi; infine perché la maggioranza europea sarà formata da una coalizione. Le differenze contano, ma non è questa a comportare delle conseguenze.

2. Sarà rilevante, invece, se gli eletti in forze politiche coalizzate in sede nazionale si ritroveranno divisi sull’essere maggioranza od opposizione in sede europea. Quella sarà una rottura significativa, che riproduce la rottura già presente e certifica l’inesistenza di una comune linea politica. Che stando al governo è un problema per il Paese e stando all’opposizione è un problema di credibilità per il futuro. Tale frattura è certa, visto che Forza Italia è parte del Partito popolare europeo, sicché farà sicuramente parte della maggioranza, mentre la Lega è parte di un gruppo con cui lo stesso Partito popolare neanche intende parlare. Le cose andrebbero diversamente se nel futuro Parlamento europeo vi fosse una netta maggioranza di destra, ma – oltre a essere improbabile (e non auspicabile) – aprirebbe il problema delle destre nazionaliste fra loro incompatibili. Come è naturale che sia fra nazionalisti che si ritrovano assieme nel negare l’Unione ma sono poi divisi dalla loro stessa natura.

3. Oltre a questo problema, già sappiamo che all’interno della coalizione di governo in Italia vi sono posizioni non diverse, ma incompatibili circa la guerra scatenata dalla Russia alla nostra frontiera. Analoga condizione si ritrova a sinistra, fra le opposizioni, ma resa meno gravida di conseguenze, se non quelle relative alle loro poco credibili sorti future.

4. Nel caso in cui – su questo si deve attendere lunedì – il gruppo conservatore si ritrovasse a scavalcare quello liberaldemocratico, sarà stato decisivo l’apporto italiano. Sia per i voti che prenderà Fratelli d’Italia, sia per gli eletti che dovessero non prendere le due liste riconducibili all’area liberaldemocratica. Una condizione, questa seconda, che non segnala (solo) questioni caratteriali, ma disegni politici diversi e non ricomposti, ovvero un deficit di capacità politica.

5. Sia nella definizione della nuova maggioranza europea (con ogni probabilità ricalcata sull’attuale), sia nelle scelte che sarà chiamata a compiere, peserà la realtà assai più della propaganda. E la realtà presenta due nodi ineludibili: la guerra e l’uso del debito. Due cose intimamente connesse, perché la sicurezza europea non esisterà o sarà il frutto di una difesa comune e di un comune sforzo di innovazione tecnologica, che richiedono strumenti finanziari che nessuno degli europei può permettersi da solo. Una coalizione forte e plurale nella composizione ma univoca nella vocazione sarà quindi necessitata non soltanto dall’esito del voto, ma dalla realtà con cui fare i conti.

6. Ciò significa, essendo l’Italia il Paese con il debito più rischioso e il più forte attacco interno della propaganda russa, che sarà il quadro europeo a determinare quello nazionale e non il contrario, comportando una riformulazione dei confini politici interni. Il paraponziponzipò elettoralistico sarà bene lasci il tempo di leggere Giuseppe Mazzini e la scuola che da lui discende: senza il quadro europeo l’Italia si disfa. Oggi avverrebbe sotto il peso del debito.

Della libertà si gode, ma si deve anche esercitarla. I diritti si difendono, ma ai doveri non ci si sottrae. Anche se difetta l’entusiasmo. Buon voto.
Di Davide Giacalone

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