L’Eni per l’Italia rappresenta, da sempre, qualcosa di più di una semplice azienda perché gira il mondo e occupandosi di petrolio ed energia esercita, di fatto, anche un ruolo politico internazionale. Per questo merita una riflessione l’articolo, pubblicato ieri da “Il Giornale”, dal titolo: “Spuntano ombre straniere nel complotto contro l’Eni”.
Nel pezzo si fa presente il fatto che due ex Eni come Vincenzo Armanna (uno dei principali testimoni d’accusa del processo Eni-Nigeria) e Antonio Vella lavorino oggi per aziende concorrenti del cane a sei zampe. Vella è alla guida dei servizi logistici di Lukoil, il colosso energetico russo. Che un manager capace trovi sempre da lavorare fa piacere ma la questione da considerare è un’altra. Quando si parla di Eni e di energia, infatti, si parla – lo scrivevamo all’inizio – anche di politica e di potere.
Dal punto di vista giudiziario, poi, il processo Eni-Nigeria per corruzione si è chiuso con l’assoluzione e vedremo (ci auguriamo presto) come andranno gli altri procedimenti in corso.
La domanda che vogliamo porre è però politica: la principale azienda italiana di energia è sotto attacco estero? L’articolo de “Il Giornale” dà una possibile risposta ipotizzando «ombre straniere». Considerato il ruolo strategico dell’Eni sarebbe il caso che la politica italiana si preoccupasse di sapere di più della vicenda, in maniera trasparente ma ferma.
Perché un’Italia con una Eni indebolita o, peggio ancora, in crisi sarebbe un’Italia più povera e meno influente nel mondo.
di Jean Valjean
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