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Meloni

Governo Meloni, solidità & rissosità

Se tutto va a gonfie vele, chi glielo fa fare a Meloni di comportarsi come se fosse perennemente su un ring?

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Governo Meloni, solidità & rissosità

Se tutto va a gonfie vele, chi glielo fa fare a Meloni di comportarsi come se fosse perennemente su un ring?

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Governo Meloni, solidità & rissosità

Se tutto va a gonfie vele, chi glielo fa fare a Meloni di comportarsi come se fosse perennemente su un ring?

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Se tutto va a gonfie vele, chi glielo fa fare a Meloni di comportarsi come se fosse perennemente su un ring?

Fatevene una ragione: alias, in dialetto romanesco, “statece”. Piuttosto esplicito, è l’invito che Alessandro Sallusti, direttore de “il Giornale”, rivolge alle opposizioni e a tutti gli anti-meloniani. Il governo regge; la maggioranza è come la Torre di Pisa, obliqua nonché solida; il ‘campo largo’ è defunto; le agenzie di rating promuovono l’Italia; sull’Albania si va e si viene ma tanto è vicina; lo scontro con i magistrati è un must e non fa paura. Risultato: i sondaggi dicono che dopo due anni e mezzo il gradimento della prima donna presidente del Consiglio non declina e anzi FdI ha una percentuale maggiore di quando si chiusero le urne. Perciò, come direbbe il Pangloss di Voltaire, il centrodestra vive nel migliore dei mondi possibili.

Per puro amore di ragionamento: concesso. Ma allora perché tanta concitazione comunicativa, tanta bulimia complottarda, tanta ansia da prestazione, tante donchisciottesche sciabolate? Al contrario, visto che il panorama è a tinte così rosee, che gli avversari schiumano rabbia inconcludente, che gli ostacoli vengono superati e che, insomma, si sta «facendo la Storia», l’immagine che dovrebbe essere proiettata da Palazzo Chigi è di una forza tranquilla, di una leadership solida, di una marcia spedita punteggiata di successi. Ebbene, qualcuno ha visto questo film nelle ultime settimane? Per caso sono stati sparsi fiumi di giulebbe nell’anniversario di una vittoria a suo tempo travolgente e oggi consolidata? Non pare proprio. Anzi, i terminali della coalizione di governo sembrano elettroshock in servizio permanente effettivo. A che pro? Mettiamola così: se tutto va a gonfie vele, chi glielo fa fare a Giorgia di comportarsi come se fosse perennemente su un ring?

Le ragioni possono essere tante. Per un verso, è come se la presidente del Consiglio si sentisse al volante di una Formula 1 volendo a ogni giro spingere sull’acceleratore e contemporaneamente si vedesse puntualmente spostare in avanti il traguardo. Per un altro, nel cerchio magico familistico-amicale che la contorna sembra covare un sentimento di rivincita verso il resto del mondo politico difficile da contenere. Come se ci fosse un serbatoio di rancore che non aspetta altro che rovesciarsi sui nemici. Per anni negletta e messa ai margini, adesso la destra svolge il ruolo di protagonista e guai a chi lo dimentica. Però così – successi o meno, propaganda o realtà che sia – governare diventa un esercizio più che complicato. Specie in un Paese così malmostoso come l’Italia degli anni Duemila, timoroso e pieno com’è di paure.

Forse Meloni e chi le sta d’intorno potrebbero introiettare esempi virtuosi d’antan ma sempre validi. Per esempio impegnarsi per individuare, laddove necessario, sponde se non bipartisan almeno di tipo collaborativo con pezzi dell’opposizione. Che senso ha cercare il blitz sull’elezione dei giudici costituzionali se non si hanno i numeri in Parlamento? Non sarebbe più produttivo, considerato il quorum necessario per l’elezione, provare a disarticolare il fronte avverso dialogando con forze politiche che possono avere interesse a ricercare convergenze? E quanto all’Albania, fermo restando che ‘esternalizzare’ (termine orribile: ma cosa siamo diventati?) i migranti irregolari, con buona pace anche della signora von der Leyen, è roba che fa accapponare la pelle, che senso ha ingaggiare un corpo a corpo con le toghe sul terreno delle leggi comunitarie sapendo che è fin troppo scivoloso e ci si fa non male ma malissimo? È imprudenza o incapacità? Se il nodo vero non è l’hotspot costato un miliardo bensì la separazione delle carriere dei magistrati, la maggioranza faccia valere la sua forza in Parlamento e non i decibel sui media. Anche perché dall’altra parte ci sono quotidiani che confondono il Consiglio d’Europa con la Ue…

Il vento può anche soffiare alle spalle: basta non dimostrare di essere unfit.

di Carlo Fusi

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