Il 25 aprile e la Liberazione: c’è una sola Storia
L’assoluta incapacità di vivere un passato condiviso fra le diverse anime politiche italiane – certificata dall’indecoroso scontro in occasione del lutto per Papa Francesco – costituisce un problema grave. Il 25 aprile e la Storia

Il 25 aprile e la Liberazione: c’è una sola Storia
L’assoluta incapacità di vivere un passato condiviso fra le diverse anime politiche italiane – certificata dall’indecoroso scontro in occasione del lutto per Papa Francesco – costituisce un problema grave. Il 25 aprile e la Storia
Il 25 aprile e la Liberazione: c’è una sola Storia
L’assoluta incapacità di vivere un passato condiviso fra le diverse anime politiche italiane – certificata dall’indecoroso scontro in occasione del lutto per Papa Francesco – costituisce un problema grave. Il 25 aprile e la Storia
L’assoluta incapacità di vivere un passato condiviso fra le diverse anime politiche italiane – certificata, ove ve ne fosse stato ancora bisogno, dall’indecoroso scontro in occasione del lutto per Papa Francesco – costituisce un problema grave.
Dirselo con franchezza, in occasione dell’80esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, crediamo sia un dovere. Per chi sente un profondo rispetto nei confronti della storia del Paese, delle donne e degli uomini cui dobbiamo la libertà.
Anche quella di non cogliere il valore di quella lotta. Persino di tentare – come abbiamo letto in interviste surreali di questi giorni – di derubricare, confondere, ridurre tutto a un’incomprensibile melassa storica.
È un diritto che costoro hanno ricevuto in dono da chi fece una scelta di libertà otto decenni or sono. Pagando spesso con la vita, il carcere, la tortura, la sofferenza.
Noi siamo una democrazia in virtù di chi lottò contro la barbarie e la tirannia. Per quanto possa apparire incredibile, ottant’anni dopo si è ancora qui a contendersi la storia o a far finta di non capire.
Che il 25 aprile 1945 sia stato anche il giorno in cui tanti ignavi sino al giorno prima si risvegliarono improvvisamente antifascisti e democratici è un dato di fatto. Sul carro dei vincitori in quei giorni drammatici non ci fu mai spazio per tutti. Moltitudini vi corsero incontro soltanto per il proprio personalissimo tornaconto, mentre cominciarono vendette terribili con cui abbiamo rifiutato di fare i conti per lungo tempo.
Chi ama fino in fondo democrazia, libertà e verità storica queste cose le ha sempre sapute, studiate e discusse. Proprio perché aspetti indiscutibili dei mesi d’agonia del nazifascismo in Italia. Ma nulla di tutto ciò potrà mai stravolgere il senso profondo della lotta titanica che si combatté durante il secondo conflitto mondiale.
Il non riuscire a condividere con la dovuta serenità storica tutto questo ottant’anni dopo è una sconfitta per tutti, certamente lo è per la scuola. Troppi italiani ancora oggi sanno poco o nulla e sono pertanto disposti a bersi qualsiasi sciocchezza venga loro raccontata.
Fummo liberati dalle truppe angloamericane in lenta risalita lungo il Paese (non a caso “i liberatori”), ma il composito e variegato movimento di resistenza partigiana fu assolutamente fondamentale per la ricostruzione di un’anima democratica in Italia e per il riconoscimento politico che fu poi possibile da parte degli Alleati.
Democristiani, comunisti, repubblicani, azionisti, liberali, socialisti, senza dimenticare i tanti militari. A tal proposito, ci fu eccome il valore militare della Resistenza – ci mancherebbe – ma oggettivamente di minor peso rispetto all’eredità morale e politica.
Parlare d’altro, ridurre ad altro è soltanto patetico e (lo ripetiamo) possibile grazie all’ignoranza dei fatti, al disinteresse e alla superficialità: veleni per una democrazia matura e compiuta.
di Fulvio Giuliani
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