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Il governo e l’immigrazione

Il governo e l’immigrazione. Lampedusa boccheggia, ma è soltanto la copertina tragica e apparentemente irrisolvibile di un problema sempre uguale a sé stesso
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Il governo e l’immigrazione

Il governo e l’immigrazione. Lampedusa boccheggia, ma è soltanto la copertina tragica e apparentemente irrisolvibile di un problema sempre uguale a sé stesso
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Il governo e l’immigrazione. Lampedusa boccheggia, ma è soltanto la copertina tragica e apparentemente irrisolvibile di un problema sempre uguale a sé stesso
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Il governo e l’immigrazione. Lampedusa boccheggia, ma è soltanto la copertina tragica e apparentemente irrisolvibile di un problema sempre uguale a sé stesso
Lampedusa boccheggia, ma è soltanto la copertina tragica e apparentemente irrisolvibile di un problema sempre uguale a sé stesso. Come tante volte sottolineato. Solo quarantott’ore fa scrivevamo dei due elementiuno sistemico, l’altro contingente – che stanno spingendo le masse verso le frontiere meridionali dell’Unione europea. L’arrivo dell’autunno ci darà una mano ad arginare il secondo, cioè le ottime condizioni meteomarine che hanno facilitato le partenze. Quanto al primo e fondamentale tema, l’epocale fuga dalle aree subsahariane che è all’origine di queste migrazioni, nessun Paese potrà trovare una soluzione e tantomeno opporvisi da solo. A fronte di tutto ciò, la pubblica opinione italiana non sembra mettere in cima ai propri interessi e alle proprie preoccupazioni i migranti. Considera il tema ormai endemico e pone molta più attenzione al caro-prezzi, alla questione prestiti e mutui esposti ai rialzi antinflazione dei tassi di interesse della Banca centrale europea. L’immigrazione, anche urlata, sembrarenderemeno in termini politici. Nonostante questo, sondaggi alla mano s’intende, siamo tornati a sentire toni da tregenda: appelli all’uso della Marina militare, attacchi frontali alla Germania e così andare. È stata la Lega ad accelerare su questo fronte ed è lecito aspettarsene delle belle in vista del tradizionale raduno di oggi e domani a Pontida. Palazzo Chigi non segue questa linea ed è un fatto. Che lo stesso leader leghista Matteo Salvini si sforzi di accompagnare le bordate polemiche ai complimenti per l’operato in materia della presidente del Consiglio Giorgia Meloni non muta la sensazione di una divaricazione. Riflettiamo: l’azione intrapresa dal governo italiano dal suo insediamento a oggi è stata improntata a un rigido coordinamento con la Commissione europea. La stessa scommessa politica – al momento fallita, ma ci torneremo – di Giorgia Meloni sulla Tunisia e sul suo presidente Saied ha ricevuto totale e assoluta copertura dall’Unione nella persona fisica della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha accompagnato non una ma due volte il capo del governo italiano in Tunisia. Con lei c’era il presunto leader dei ‘falchi’ dei Paesi ‘frugali’, il capo del governo olandese Rutte. Quest’ultimo è intanto finito in disarmo, ma la sostanza non cambia. Due presenze di enorme peso politico, anche in termini di immagine e impegno personale. Tanto è vero che, all’epoca delle due missioni condotte da Giorgia Meloni in Tunisia, non mancarono malumori e mal di pancia a Bruxelles e in alcune Capitali per l’esposizione cui la von der Leyen sembrava spingere l’Unione nei confronti dell’inaffidabile Saied. Come siano andate le cose è davanti ai nostri occhi: con le file di barchini davanti al porto di Lampedusa, gli sbarchi ai massimi e le insostenibili tragedie. Brutalmente scritto, Saied vuole i soldi ma non offre le garanzie promesse. Dire però che l’Europa ci abbia lasciati soli, dopo aver certificato la grande scommessa tunisina, appare eccessivo. Sarà un caso ma Palazzo Chigi non segue la strada leghista, mantiene una posizione sostanzialmente diversa pur nella grande difficoltà del momento. Il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, uno degli uomini più vicini a Giorgia Meloni, ha ribadito la necessità della fermezza nei confronti dell’immigrazione illegale, ma anche la necessità di sviluppare quella legale «non dimenticando che siamo tutti nipoti di emigranti». Parole che sarebbe un po’ troppo ingenuo considerare casuali in questo passaggio politico.   di Fulvio Giuliani

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