Il terzo mandato nelle Regioni e la storia tirata in ballo sciattamente
Cosa c’entrano Hitler e Mussolini con un eventuale terzo mandato per i presidenti di Regione, comunemente chiamati ‘governatori’? L’accostamento, obiettivamente un po’ forte, lo ha fatto Antonio Tajani, leader di Forza Italia nonché ministro degli Esteri

Il terzo mandato nelle Regioni e la storia tirata in ballo sciattamente
Cosa c’entrano Hitler e Mussolini con un eventuale terzo mandato per i presidenti di Regione, comunemente chiamati ‘governatori’? L’accostamento, obiettivamente un po’ forte, lo ha fatto Antonio Tajani, leader di Forza Italia nonché ministro degli Esteri
Il terzo mandato nelle Regioni e la storia tirata in ballo sciattamente
Cosa c’entrano Hitler e Mussolini con un eventuale terzo mandato per i presidenti di Regione, comunemente chiamati ‘governatori’? L’accostamento, obiettivamente un po’ forte, lo ha fatto Antonio Tajani, leader di Forza Italia nonché ministro degli Esteri
Cosa c’entrano Hitler e Mussolini con un eventuale terzo mandato per i presidenti di Regione, comunemente chiamati ‘governatori’? L’accostamento, obiettivamente un po’ forte, lo ha fatto Antonio Tajani, leader di Forza Italia nonché ministro degli Esteri. Per dire che l’argomento secondo il quale il popolo ha il diritto di scegliere chi ritiene il più adatto non regge. Appunto, «anche Hitler e Mussolini furono votati». Secondo Tajani il problema è un altro. Evitare una concentrazione del potere quale sarebbe quella prodotta da un quindicennio (tre mandati) di governo di una Regione (ma la stessa cosa si può dire per i sindaci). Un periodo di governo troppo lungo, a momenti una dittatura velata da un consenso popolare molto probabilmente, almeno in parte, conculcato. Il ricambio è positivo per la democrazia.
Questa è d’altronde la logica che presiede al divieto di superare due mandati previsto per i presidenti americani e francesi, che sono eletti dal popolo. Una logica assimilata dalla legge italiana sui sindaci e sui presidenti di Regione. Insomma, il ‘baco’ sta proprio nella sua legittimazione, cioè l’elezione popolare diretta. Il saggio legislatore ha voluto cioè impedire che il presidente usasse il suo potere per perpetuarlo per tre lustri o, in teoria, anche di più.
Ma – è l’osservazione per esempio della Lega e anche il frutto di un istintivo buon senso – se un politico è bravo e amato dal popolo, perché impedirgli di proseguire nel suo governare? Qui, evidentemente, la boutade di Tajani su Hitler e Mussolini si rivela per quel che è (una boutade appunto). Ché quelli furono votati (e non eletti a una carica non eleggibile) una sola volta e con sistemi che è inutile ricordare. Lasciamo stare i paragoni.
In ogni caso il leader di Forza Italia ha ragione nel mettere in guardia dai rischi che un troppo prolungato governo nelle mani della stessa persona metta a rischio la limpidezza della democrazia e determini «incrostazioni di potere». Dieci anni sono sufficienti per portare a termine un programma. A occhio e croce vale lo stesso per il presidente del Consiglio, che pure non è eletto direttamente dal popolo ma che nella prassi di questi anni lo è sostanzialmente, tanto più se prossimamente ci dovesse essere l’indicazione (con il nome sulla scheda) del candidato a Palazzo Chigi.
E infine veniamo alla ‘ciccia’: come sempre tutta questa diatriba è tutt’altro che accademica, perché nasconde problemi politici e di potere tra i partiti della coalizione di governo. Della Lega si è detto, vorrebbe togliere il tetto dei due mandati per consentire un’ennesima elezione di Luca Zaia in Veneto; Meloni anche è favorevole per creare scompiglio nel Pd in Campania, facendo ‘risorgere’ Vincenzo De Luca e così intralciando il piano di Schlein e Conte di portare Roberto Fico alla guida di quella Regione; lo stesso Tajani, dietro le sue nobili argomentazioni, in realtà teme l’asse Salvini-Meloni e anche i possibili appetiti dei ‘governatori’ di Forza Italia all’ultimo mandato. Insomma, dietro la filosofia ci sono sempre i giochetti della politica. Probabile che alla fine non se ne farà niente e sarà giusto così.
di Mario Lavia
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