La politica del No e del nulla
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                Mentre fuori c’è la guerra e gli equilibri internazionali vacillano, i problemi e i ‘no’ della politica italiana sono così sconfortanti da indurre alla tentazione di non occuparsene. Almeno per ora.
        
        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
La politica del No e del nulla
Mentre fuori c’è la guerra e gli equilibri internazionali vacillano, i problemi e i ‘no’ della politica italiana sono così sconfortanti da indurre alla tentazione di non occuparsene. Almeno per ora.
        
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La politica del No e del nulla
Mentre fuori c’è la guerra e gli equilibri internazionali vacillano, i problemi e i ‘no’ della politica italiana sono così sconfortanti da indurre alla tentazione di non occuparsene. Almeno per ora.
        
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AUTORE: Fulvio Giuliani
C’è la guerra da oltre due mesi, le conseguenze economiche sull’Italia cominciano a farsi sentire e dobbiamo ancora realmente capirne la portata (i dati di ieri sono apparsi incoraggianti, con una riduzione del Pil inferiore al previsto e un raffreddamento dell’inflazione), gli equilibri internazionali sono irrimediabilmente minati alla radice dalle folli scelte di Vladimir Putin.
In questo quadro, proviamo a elencarvi i grandi problemi, secondo la politica italiana e i suoi leader: il “No, grazie“ pronunciato da Ignazio La Russa all’autoinvito di Matteo Salvini all’assemblea di Fratelli d’Italia a Milano, il tentativo di imbucarsi dello stesso leader della Lega – così goffo da far quasi tenerezza – il solito e stanco “No“ (ci risiamo con i No facili-facili a uso social) di Conte all’invio di alcune armi all’Ucraina (mitragliatrici e mortai sì, carri armati no), il leader del Pd Letta che scopre l’acqua calda e si lamenta – povero – perché lui e il suo partito sembrano gli unici a voler realmente sostenere Mario Draghi. Tutto questo, a meno di un anno dalle elezioni.
Vi consigliamo, a tal proposito, di non perdere il fondo affidato a Carlo Fusi su La Ragione.
Il panorama è così sconfortante da indurre alla tentazione di non occuparsene. Di lasciare assorbire tutta la nostra attenzione, come naturale peraltro, dalla guerra e dai suoi immensi dolori, piuttosto che doverci occupare di questa pochezza.
Solo che la pochezza potrebbe essere tutto quello che troveremo andando a votare. Una consapevolezza terrificante, pari solo alla certezza di non vedere all’orizzonte niente di nuovo.
 
di Fulvio Giuliani
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