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L’eterna storia della Rai

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Cambiano gli equilibri politici e i nuovi vincitori cambiano vertici e presenze nella televisione di Stato – la Rai – così come fecero i loro predecessori. Poi non cambia nulla

L’eterna storia della Rai

Cambiano gli equilibri politici e i nuovi vincitori cambiano vertici e presenze nella televisione di Stato – la Rai – così come fecero i loro predecessori. Poi non cambia nulla
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L’eterna storia della Rai

Cambiano gli equilibri politici e i nuovi vincitori cambiano vertici e presenze nella televisione di Stato – la Rai – così come fecero i loro predecessori. Poi non cambia nulla
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Vabbè, è sempre la stessa storia: cambiano gli equilibri politici e i nuovi vincitori cambiano vertici e presenze nella televisione di Stato – la Rai – così come fecero i loro predecessori e come fecero loro stessi prima che i predecessori vincessero. Poi non cambia nulla. In questa roba, che sarebbe d’interesse pari a zero, se non fosse che ci tocca pagarla e che sarebbe bene smantellarla, anche perché i posti da lottizzare sono talmente tanti che i lottizzatori si trovano in difficoltà per mancanza di truppe, passando al riciclo dei transfughi, in questa roba ci sono alcune cose davvero curiose. Quella comica riguarda i comici, che per lo più sono classificati de sinistra, ma in realtà sono irridenti i politici in generale. Se la destra lottizzasse pensando alla costruzione del consenso per sé dovrebbe arruolare tutti i comici de sinistra, che fanno ridere di più di quei pochi che si dicono di destra, perché perculano i politici de sinistra. Prego rivedere i tormentoni che portarono male alla credibilità di Prodi o Rutelli, per non dire del sadismo verso D’Alema. Quella meno comica è che si agisce oggi come se la Rai fosse quella di Bernabei d’allora, dimostrando che a destra s’allocano quelli che meno hanno compreso il sovvertimento berlusconiano. I telegiornalisti che blandiscono i potenti sono tanti, ma piacciono soltanto alle rispettive tifoserie. Agli altri non gliene importa niente. Il che può misurarsi nei sempre più calanti indici d’ascolto.   di Sofia Cifarelli

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