Medici, via i test ma i problemi restano
Di medici potremmo non averne più. La questione è la stessa da anni, non ci ricordiamo più nemmeno quanti. C’è carenza negli ospedali e però chi sceglie di studiare medicina non ha vita facile
Medici, via i test ma i problemi restano
Di medici potremmo non averne più. La questione è la stessa da anni, non ci ricordiamo più nemmeno quanti. C’è carenza negli ospedali e però chi sceglie di studiare medicina non ha vita facile
Medici, via i test ma i problemi restano
Di medici potremmo non averne più. La questione è la stessa da anni, non ci ricordiamo più nemmeno quanti. C’è carenza negli ospedali e però chi sceglie di studiare medicina non ha vita facile
Si dice che un medico in famiglia serva sempre. Vero. Anche averlo come amico non guasta, ma il problema in Italia rischia di diventare un altro. Di medici (e di personale sanitario in generale) potremmo non averne proprio più, senza nemmeno potersi porre il problema di farseli amici o parenti. La questione è la stessa da anni, non ci ricordiamo più nemmeno quanti. C’è carenza negli ospedali – con anche squilibri rilevanti tra pubblico e privato – e però chi sceglie di studiare medicina – per vocazione o, viva Dio, per convenienza – non ha vita facile. Giusto che sia così, considerando che a queste persone affideremo letteralmente la nostra vita.
C’è però un punto di equilibrio fra una troppo rigida selezione all’ingresso e l’eliminazione totale del test di accesso alle Facoltà di Medicina. E come per tanti altri problemi italiani, qualche soldo in più non guasterebbe. Con la differenza che, volendo stabilire delle priorità, questa sì che dev’essere considerata una vera urgenza. In un Paese che però non ce la fa a darsi una vera programmazione, si sceglie di intervenire a metà. O, peggio, si rimescolano le carte quel tanto che basta per dire di aver fatto qualcosa e quel poco che non basta per risolvere davvero un problema.
Con il Consiglio dei ministri della scorsa settimana il governo ha varato una nuova disciplina per l’accesso ai test di Medicina. Che nei fatti vengono aboliti. Come era stato anticipato, ci sarà invece un semestre-filtro aperto a tutti coloro che vorranno iscriversi. E che frequenteranno tre corsi di Scienze biologiche, fisiche e chimiche. Totale: diciotto crediti formativi da assegnare in base alle prestazioni e ai voti degli studenti. Alla fine del semestre finiranno nella graduatoria che permetterà loro di accedere o meno al secondo semestre. Da quel momento in poi, tutto uguale a prima.
Per i primi sei mesi gli esami saranno standardizzati a livello nazionale. E già qui tanti auguri agli studenti nel capitare con un professore più o meno capace, giacché la Fisica e la Chimica sono quelle. Ma studiare in un’università o in un’altra può davvero fare la differenza. Nonostante tutto, il cambiamento è di certo una speranza in più per tutti coloro che sognano una carriera in Medicina. Ma c’è il sospetto che per sanare la carenza di personale sanitario serva altro.
Non solo. A scegliere quella vita si mettono in conto sacrifici non da poco e anche la possibilità di non farcela (e quindi di perdere del tempo), ma attenzione a non mettere una pezza peggiore del buco. Chi ha provato il test in passato lo sa bene. Se non lo si passa, la consuetudine è quella di iscriversi a Facoltà analoghe (Biologia, Farmacia, Ingegneria biomedica), nella speranza di farcela l’anno successivo. Avendo studiato – nel mentre – un po’ di più. Tutto ciò, una volta entrati, provando a convalidare quanti più esami possibile dati nel frattempo, in modo da non buttare all’aria un anno di studi.
Tornando alla situazione italiana, il problema però resta: servono più posti per i futuri medici. E serve anche posto fisico nelle aule, giacché le università dovrebbero poter fronteggiare nuove difficoltà di organizzazione logistica della didattica. C’è infatti il rischio che nelle aule non ci sia spazio per tutti, ecco perché le università dovranno organizzarsi.
Posto tutto ciò, posto che i corsi si dovrebbero poter seguire anche a distanza, sarà di certo interessante vedere come nei prossimi mesi gli atenei accoglieranno i nuovi potenziali medici, giacché ci sono ancora molti aspetti da chiarire su come saranno organizzati i nuovi corsi. Un’ultima suggestione: poter seguire le lezioni da remoto sarà di sicuro utile a risparmiare a tanti il costo di un affitto. Sarà però un colpo al cuore tornare alla quotidianità del periodo Covid, a seguire le lezioni dal salotto di casa, con tutte le difficoltà del caso («Professore mi sente?», «La sento ma non la vedo», «La vedo ma non la sento…», «Ho poca connessione…»). Quanti ricordi.
Di Luigi Santarelli
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